venerdì 23 aprile 2021
Sacerdoti francesi ancora nelle mani dei rapitori
Poliziotto ad Haiti

Poliziotto ad Haiti - Ansa

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Questa volta sarà un canto di ringraziamento. Alle 12 in punto (le 18 in Italia), quando le campane dell’isola si uniranno in un unico, prolungato, grido, esprimeranno la gioia per il rilascio di tre dei dieci ostaggi rapiti l’11 aprile a Croix-des-Bouquets, annunciato dalla Conferenza episcopale haitiana. Il portavoce, padre Loudger Mazile, ha sottolineato che i liberati sono tutti religiosi e che fra loro non c’è alcuno straniero, senza dare i nomi.

Da ciò si deduce che a tornare a casa e alla propria congregazione, per ora, è stata Anne Marie Dorcelus, delle Piccole sorelle di Gesù Bambino. Non si sa, invece, chi fra i sacerdoti della Società di Saint-Jacques - Jean Nicaisse Milien, Joël Thomas, Evens Joseph - sia di nuovo in libertà. Né se per la loro restituzione sia stato versato un riscatto: i rapitori, appartenenti alla gang 400 Mawzoo, avevano chiesto un milione di dollari. Ancora, comunque, nelle mani della banda, padre Michel Briand e suor Agnès Bordeau, entrambi francesi, missionari nel Paese da oltre trent’anni.

Non chiara, infine, la situazione di Oxane Dorcélus, anziana laica, il cui rilascio era stato annunciato dai media ma non confermato dalla Chiesa haitiana. Quest’ultima termina oggi – con il suono delle campane di mezzogiorno ¬- tre giorni di “sciopero” per denunciare la drammatica escalation di sequestri: da mercoledì, tutte le scuole, università e istituzioni cattoliche hanno chiuso i battenti. E’ la seconda volta che la Conferenza episcopale ricorre a un gesto tanto forte: già il 15 aprile era accaduto lo stesso.

Haiti si dibatte in una crisi drammatica ormai da tre anni. Sullo sfondo, il braccio di ferro tra il presidente, Jovenel Moïse, e l’opposizione che ne contesta la legittimità. A causa del braccio di ferro, non hanno potuto svolgersi le legislative e il capo di Stato governa per decreto, senza Parlamento. Ad acuire le tensioni, ora, la scelta di quest’ultimo di convocare un referendum a giugno per modificare la Costituzione, ipotesi vietata esplicitamente dall’attuale Carta.

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