mercoledì 13 marzo 2019
Petizione di 110 ricercatori, a governo e Parlamento, per arrivare a un bando internazionale alle armi completamente automatiche
Prototipo di un robot da combattimento Swords: da anni gli Stati Uniti stanno sviluppando sistemi d’arma terrestri autonomi Sono affiancati ai droni aerei già impiegati da anni in combattimento/

Prototipo di un robot da combattimento Swords: da anni gli Stati Uniti stanno sviluppando sistemi d’arma terrestri autonomi Sono affiancati ai droni aerei già impiegati da anni in combattimento/

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Italiani sempre più contrari allo sviluppo dei robot killer. Nel 2016 erano il 58 per cento, ora sono il 70. Non si tratta dunque delle avanguardie della galassia pacifista. E nemmeno solo della rete di scienziati, ricercatori e docenti universitari, che in 110 hanno appena firmato l’appello a governo e Parlamento per un bando preventivo.

A chiedere lo stop della corsa verso le armi robotizzate, programmate per eliminare autonomamente il nemico senza controllo umano, neanche a distanza, sono 7 italiani su 10. Un no condiviso con l’opinione pubblica di altri 26 Stati nel mondo – dalla Cina alla Russia, dal Regno Unito agli Usa il no raccoglie il 61 per cento secondo il sondaggio della “Campaign to stop killer robots”– e che in Italia si sta rafforzando.

A fotografare l’opinione dei connazionali sull’ultima frontiera della ricerca militare è il sondaggio dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, presentato per il lancio dell’appello dei 110 ricercatori di intelligenza artificiale, robotica, informatica di atenei di tutta Italia, che chiede alla politica italiana e internazionale la messa al bando delle armi completamente autonome ( anticipato domenica 10 marzo da Avvenire ), nell’ambito della mobilitazione della Campaign to stop killer robots , i cui membri italiani so- no Rete Disarmo e Uspid, l’Unione degli scienziati per il disarmo. L’appello riconosce come «le nuove tecnologie dell’intelligenza artificiale e della robotica possono trasformare e migliorare profondamente» infrastrutture, trasporti, produzione, servizi pubblici, difesa nazionale, cure sanitarie e molti altri settori».

Ma i ricercatori mettono in guardia sugli «impieghi moralmente inaccettabili delle tecnologie dell’intelligenza artificiale e della robotica avanzata». Per l’appello, «eliminare il controllo umano » sulle armi «le colloca al di là di una linea moralmente invalicabile». «Lasciare la scelta dei bersagli ad algoritmi, su computer vulnerabili a cyber- attacchi, è eticamente ingiustificabile », commenta Diego Latella, segretario Uspid e informatico al Cnr di Pisa. «Le armi autonome attaccano obiettivi militari senza un controllo umano – afferma Guglielmo Tamburrini, professore di Logica e filosofia della Scienza alla Federico II di Napoli – minacciando l’integrità della catena di comando e controllo». Dall’analisi del sondaggio emergono dati interessanti. Il 70 per cento di contrari si differenzia per genere: tra le donne arriva al 73,4, scende tra gli uomini al 65. I no crescono con l’età.

L’orientamento politico pesa: i no sono il 75,5 per cento tra chi vota Pd, l’82,8 tra altri partiti di sinistra, calano tra gli elettori del M5s (58,1 per cento), Forza Italia (55,2 per cento), fino a diventare minoranza tra gli elettori della Lega (49,2 per cento). Poi a sorpresa i no crescono tra chi vota Fratelli d’Italia (68,4 per cento). Per Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio disarmo, «la destra post-fascista è critica verso armi che annientano l’etica del combattente che affronta il nemico a viso aperto».

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