lunedì 5 aprile 2021
La difesa del fratellastro del re: nessun golpe, ho solo osato criticare la gestione personale del potere e la corruzione. Ue e Usa a fianco di re Abdallah
Il re di Giordania Abdallah (a destra) con il fratellastro Hamza bin Al Hussein, in una foto del 2004

Il re di Giordania Abdallah (a destra) con il fratellastro Hamza bin Al Hussein, in una foto del 2004 - Ansa

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Il principe Hamza di Giordania, fratellastro del re Abdallah, avrebbe cospirato con elementi stranieri per "destabilizzare il Paese", minacciando la sicurezza nazionale. È l'accusa che Petra gli ha rivolto, dichiarando che l'intelligence ha "sventato un complotto" dopo che è stato chiaro che i responsabili stavano "passando dalla pianificazione all'azione". Il principe si trova, da sabato, agli arresti domiciliari.

In una conversazione telefonica rilanciata oggi su Twitter in Giordania, il principe Hamza, dopo aver avuto sabato un colloquio col capo di Stato maggiore, generale Yussef Huneiti, assicura: "Non voglio fare alcunché possa creare una escalation". Replica tuttavia che non intende rispettare le limitazioni impostegli dalle autorità "in quanto esse sono del tutto inconcepibili".

Sono almeno 18 gli arrestati, secondo il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi. In un video diffuso sabato dalla Bbc, lo stesso Hamza denunciava di essere stato messo agli arresti domiciliari dopo che i militari si erano presentati nel suo palazzo intimandogli di non uscire, di non comunicare con l'esterno né incontrare alcuno. Aggiungeva che i servizi telefonici e internet erano stati tagliati, e che presto lo sarebbe stato anche quello satellitare con cui stava registrando il messaggio.

Hamza parla di punizione per la sua partecipazione a incontri dove il re è stato criticato. Non cita Abdallah, ma afferma che il "sistema di potere" ha deciso che "interessi personali, finanziari e corruzione sono più importanti di vita, dignità e futuro di 10 milioni di abitanti". E aggiunge: "Non rientro in nessuna cospirazione, organizzazione nefasta o gruppo appoggiato dall'estero, come viene sempre detto qui per chiunque dica cose critiche".

Due alti ufficiali vicini al principe sono stati arrestati, oltre ad altre 14-16 persone. Il ministro Safadi ha citato tra loro Bassem Ibrahim Awadallah, funzionario con legami in vari Paesi del Golfo persico, che stava pianificando di lasciare il Paese con la moglie. "C'è un coordinamento tra lui e il principe, ma non andrò oltre", ha detto. Quando gli è stato domandato se Hamza sarà incriminato, ha risposto che per il momento ci sono tentativi "amichevoli" di gestire la situazione, ma "la stabilità del regno trascende" ogni cosa.

La regina Noor, madre di Hamza, ha twittato in suo appoggio: "Prego che verità e giustizia abbiano la meglio per tutte le vittime innocenti di questa malvagia calunnia. Dio li benedica e tenga al sicuro".

Hamza era stato privato nel 2004 del titolo di principe ereditario da re Abdallah, cinque anni dopo che questi era salito al trono dopo la morte del loro padre, re Hussein. È raro che 'faide' familiari esplodano così pubblicamente nella monarchia.

Da Ue e Usa sostegno a re Abdallah

Dall'Unione Europea pieno appoggio al re di Giordania. "L'Unione Europea segue da vicino i recenti eventi in Giordania - twitta la portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna, Nabila Massrali -. L'Ue e la Giordania hanno una partnership forte e solida. Continueremo a supportare la Giordania e il suo popolo. L'Ue sostiene pienamente il re Abdallah II e il suo ruolo di moderazione nella regione".

Vari Paesi si sono affrettati ad esprimere sostegno al re. Tra loro il dipartimento di Stato statunitense, parlando di lui come di "partner chiave". Appoggio ad Abdallah è arrivato anche da Arabia Saudita, Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Israele.

La stabilità in Giordania è da tempo sotto osservazione nella regione, soprattutto da quando l'amministrazione Trump si era schierata con forza con Israele, mettendo all'angolo i palestinesi. La Giordania è custode dei luoghi sacri a Gerusalemme e ospita una vasta popolazione di profughi palestinesi. E dopo la pace del 1994, tra Israele e Giordania in anni recenti ci sono stati momenti di tensione, proprio in relazione alla questione palestinese.

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