mercoledì 9 novembre 2022
Gli adolescenti dovranno fare 140 ore di lezione di addestramento militare. Gli insegnanti saranno i veterani Il Cremlino (in difficoltà) apre a Kiev: «Colloqui senza condizioni preliminari»
Una sfilata a Mosca con uniformi sovietiche e vecchi carri armati durante le celebrazioni per il «giorno dell’unità della Russia, il 4 novembre

Una sfilata a Mosca con uniformi sovietiche e vecchi carri armati durante le celebrazioni per il «giorno dell’unità della Russia, il 4 novembre - Ansa

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Un Paese disorientato, scosso, arrabbiato. Un negoziato che a Mosca farebbe comodo, anche se dalle parti del Cremlino nessuno si prende la responsabilità di dirlo apertamente. E un G20 che si terrà fra meno di una settimana a cui le cancellerie e le diplomazie lavorano febbrilmente, senza troppe speranze di trovare una sede di compromesso fra Russia e Ucraina ma almeno per intravedere una luce in fondo al tunnel. Che per ora rimane buio e carico di frustrazione e interrogativi. Soprattutto per i soldati russi.

Il malcontento al fronte cresce e acquista visibilità. In questi giorni alcuni soldati hanno scritto a un governatore regionale accusando apertamente il generale Rustam Muradov di averli mandati a combattere una «battaglia senza senso» nella regione di Donetsk. Gli autori della missiva sono gli uomini della 155esima brigata della flotta russa del Pacifico. Militari di professione, che hanno indirizzato a loro protesta a Oleg Kozhemyako, governatore del Primorsky Krai, remota regione dell’estremo oriente russo, confinante con la Cina e che si affaccia sul Mar del Giappone. Uomini spediti a combattere a decine di migliaia di chilometri da casa, in un territorio che non conoscono, dove hanno visto morire decine di loro compagni. «Come risultato dell’offensiva – si legge nella lettera – abbiamo perso 300 uomini in 4 giorni, e il 50% del nostro equipaggiamento.

E quest a è solo la nostra brigata. Il generale Muradov insieme con suo cognato, Oleg Akhmedov stanno nascondendo questi fatti e distorcendo le statistiche ufficiali sulle vittime per paura di essere ritenuti responsabili». La lettera è stata pubblicata su diversi canali Telegram frequentati da militari, veterani e giornalisti di guerra russi. Ad attirare critiche, in particolare, c’è la situazione nella zona della città di Pavlivka, nella Repubblica di Lugansk, dove sarebbero stati commessi errori strategici che sono costati la vita a migliaia di uomini. Mosca non rilascia un bollettino con il numero di vittime ufficiali da mesi.

Secondo l’Ucraina, la Russia in questo momento avrebbe perso almeno 77mila uomini. A questi vanno aggiunti i dispersi, i feriti gravi e i mutilati. Solo nelle ultime 24 ore le perdite sarebbero 710. Militari di leva ma, da qualche settimana, anche i reclutati della mobilitazione parziale. E in futuro chissà: il ministero della Difesa ha ottenuto che gli studenti del decimo e undicesimo anno, quindi adolescenti, facciano, ogni anno, almeno 140 ore di lezione sulle nozioni base dell’addestramento militare, a scapito delle altre materie di studio. Gli insegnanti saranno i veterani, che si contano a migliaia su tutto il territorio nazionale.

Attiva anche la Wagner, la potente milizia privata di proprietà di Evgenij Prigozhin. Secondo alcuni gruppi Telegram, sono state organizzate conferenze per spiegare la guerra ai bambini. Il messaggio principale è sempre lo stesso: l’Occidente vuole distruggere la Russia. Intanto però Mosca, sentendo nelle gambe una fatica che non riesce quasi più a dissimulare, cerca affannosamente una via di uscita. Ieri il vice- ministro degli Esteri, Andrei Rudenko, ha corretto il tiro rispetto a quanto dichiarato dal consigliere per la Sicurezza della Casa Bianca, Jack Sullivan, che aveva parlato di «canali aperti» per «ridurre la possibilità di catastrofi come il potenziale uso di armi nucleari ». « Non stiamo negoziando con gli Usa sull’Ucraina » ha detto il diplomatico russo, e questo proprio mentre il quotidiano Kommersant rivelava il contrario, cioè che Mosca e Washington starebbero valutando di tornare a sedersi ai tavoli per i negoziati sul Nuovo Start, il trattato per il disarmo strategico. Soprattutto, Rudenko ha manifestato apertamente la possibilità di aprire a Kiev «senza precondizioni ».

A patto che il governo Zelensky mostri «buona volontà», ha spiegato. Il G20 si avvicina e i temi da trattare saranno tanti. Saranno presenti tutti e tre i leader: Putin, Biden e Zelensky, quest’ultimo, è stato annunciato ieri, collegato da remoto. La strada della diplomazia è stretta e in salita, ma almeno sembra esserci una via percorrere, complice anche la congiuntura economica internazionale e il fatto che sia la Russia che gli Usa hanno gravi problemi da risolvere in casa loro.

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