martedì 3 ottobre 2017
Il premier Hamdallah: la riconciliazione fra Fatah e Hamas spingerà i Paesi donatori a mantenere gli impegni. Israele: riconosceremo l'accordo solo se ci sarà il disarmo del gruppo islamico
Il leader di Hamas a Gaza Yahya Al-Sinwar (primo a sinistra), il capo dell'intelligence palestinese Majed Faraj, il leader di Hamas Ismail Haniyeh, il premier palestinese Rami Hamdallah e il mediatore egiziano esultano durante la prima riunione del governo a Gaza dopo due anni (Epa)

Il leader di Hamas a Gaza Yahya Al-Sinwar (primo a sinistra), il capo dell'intelligence palestinese Majed Faraj, il leader di Hamas Ismail Haniyeh, il premier palestinese Rami Hamdallah e il mediatore egiziano esultano durante la prima riunione del governo a Gaza dopo due anni (Epa)

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Il premier dell'Anp, Rami Hamdallah, ha presieduto oggi a Gaza City, dopo due anni di interruzione per i contrasti fra Hamas e al-Fatah, la prima seduta del suo governo. Hamdallah ha annunciato che i suoi ministri hanno assunto la gestione amministrativa della Striscia. La riconciliazione, ha sottolineato Hamdallah «spingerà i Paesi donatori a mantenere i propri impegni», e ha fatto poi appello a Israele a «togliere l'assedio imposto alla Striscia».

Con un chiaro monito all'ala militare di Hamas, il presidente palestinese Abu Mazen ha avvisato che a Gaza, come in tutta la Cisgiordania, non saranno tollerate armi illegali. «Se qualcuno di al-Fatah ha un'arma illegittima in Cisgiordania, lo arresto. Lo stesso a Gaza».

A Ramallah è atteso a breve il capo dell'intelligence egiziana Khaled Fawzi, che ha avuto un ruolo di spicco nella realizzazione delle intese di riconciliazione fra Hamas e al-Fatah. Dopo un incontro con Abu Mazen, Fawzi procederà per Gaza. Abu Mazen ha aggiunto di aver indotto Hamas ad ammorbidire le proprie posizioni dopo che l'Anp ha imposto un taglio del 22 per cento ai finanziamenti per la Striscia. Abu Mazen ha anche chiarito che si oppone all'intromissione nelle faccende interne dei palestinesi di qualunque Paese arabo, «fatta eccezione per l'Egitto».

Israele ha subito fatto sapere che respingerà qualsiasi accordo di riconciliazione tra le due principali fazioni palestinesi se non prevede il disarmo dal movimento islamico di Hamas, sostenuto dall'Iran. Lo ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Non siamo pronti ad accettare false riconciliazioni in cui la parte palestinese apparentemente si riconcilia a scapito della nostra esistenza». «A quelli che vogliono fare tale riconciliazione - ha aggiunto Netanyahu - noi diciamo in modo molto chiaro: riconoscete lo Stato di Israele, smobilitate il braccio militare di Hamas, rompete ogni legame con Iran, che chiede la nostra distruzione».

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