lunedì 7 gennaio 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Cara Asia, ti scrivo come farei con una cara amica lontana che non sento da tempo. Ho conosciuto la tua storia perché in Italia ci sono tante persone che combattono per te e per il tuo futuro e ne scrivono sui giornali, su «Avvenire» in particolare, e so che non solo è assurda la condanna che ti hanno inflitto, ma che il tuo posto dovrebbe essere un altro, accanto alla tua famiglia. Per abitudine provo sempre a mettermi nei panni degli altri, ma devo ammettere che non sono in grado di immaginare se avrei avuto la capacità di tenere duro di fronte alle ingiustizie che tu hai dovuto subire. Ma tu lo hai fatto, sei stata forte, hai dovuto imparare a superare te stessa e in tutto questo tempo ce l’hai fatta. Sono ammirato dalla tua forza, sicuramente la fede nel Signore ti ha ancorata alla vita e ti ha sorretto nei momenti più drammatici della tua esperienza. Ma ora spero con tutto il cuore che tu possa al più presto riacquistare la libertà che meriti: ho capito che sei una persona speciale, capace di perdonare e di guardare oltre. Spero e ti auguro che poi tu possa dimenticare il male che ti è stato fatto. Cara Asia, forse, non ci conosceremo mai, ma ti assicuro che ti sono vicino e ti voglio bene come a una sorella e spero che un giorno, uno dei prossimi, potrò guardare – anche da lontano – i tuoi occhi che tornano a sorridere.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: