domenica 6 novembre 2016
I 162 referendum nell'"election day" potrebbero portare a importanti svolte per il Paese. I più ricorrenti chiedono la liberalizzazione delle droghe, il salario minimo e il controllo delle armi.
Eutanasia e pena di morte: si vota anche per 162 referendum
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I 162 referendum che verranno posti al vaglio degli americani il prossimo “election day” potrebbero portare a importanti svolte per il Paese. I più ricorrenti chiedono la liberalizzazione delle droghe leggere, il salario minimo e il controllo delle armi. Molti hanno portata amministrativa locale, come la possibilità per i residenti di Washington DC di ottenere una Costituzione e si intraprendere quindi la strada per essere riconosciuto quale Stato Usa.

Altri un impatto ambientale, come il tentativo della California di eliminare le borse di plastica per la spesa. A incidere drammaticamente saranno però il voto sull’abolizione della pena di morte e quello sull’eutanasia. Dal 2000, la moratoria di fatto sulla pena di morte ha ridotto in maniera sostanziale il lavoro del boia negli Stati Uniti, tanto che l’anno scorso – secondo il Centro d’informazione sulla pena capitale – sono stati uccisi 28 condannati, il numero più basso degli ultimi 25 anni. Un calo di sostegno che già conta 19 Stati legalmente opposti e che ha spinto la California e il Nebraska a mettere ai voti la sua abolizione. Entrambi gli Stati vogliono sostituire le sentenze di morte con condanne all’ergastolo. Dal 1976 sono state rilasciate 156 persone dal braccio della morte dopo essere state riconosciute innocenti ed è comprovato che la pena capitale colpisce in maniera discriminante le minoranze razziali e i meno abbienti; gli innumerevoli appelli estendono la sofferenza delle famiglie delle vittime; e i costi della pratica sono considerati elevati rispetto all’incarcerazione a vita. La California presenterà però un altro referendum che mira ad accelerare gli appelli giudiziari così da portare i condannati davanti al boia in maniera celere – visto che nello Stato occidentale, dal 1978 sono state condannate alla pena estrema oltre 900 persone colpevoli di omicidio, ma di queste, 13 hanno incontrato il boia. Controcorrente anche la misura dell’Oklahoma, che vuole dichiarare che la pena capitale non rappresenta una punizione crudele; un chiaro tentativo di proteggere la pratica in vista di una possibile sentenza di incostituzionalità da parte della Corte Suprema.

Sembra purtroppo invece crescere in America il sostegno per l’eutanasia, il suicidio assistito già legale nello Stato di Washington, in Oregon, California e Vermont, in esame in 20 Stati Usa e che verrà messo ai voti martedì in Colorado. Se approvata, la misura riguarderà i pazienti di almeno 18 anni d’età con una prospettiva di vita di meno di sei mesi che, dimostratisi capaci di intendere e volere, potranno ricevere medicinali letali dai propri medici dopo averne fatto una richiesta scritta e due orali. Una ricetta che i sostenitori della vita umana temono lasci la porta aperta ad abusi di persone mentalmente disabili.

Maine, Nevada, col sostegno del gruppo fondato dall’ex sindaco di New York, Mike Bloomberg, chiedono di chiudere le scappatoie legali nel sistema federale che permette a pregiudicati e incapaci mentali di acquistare armi da privati senza controlli.

Lo Stato di Washignton mira a permettere ai giudici di confiscare temporaneamente armi da persone violente, mentre la California farebbe un enorme passo in avanti richiedendo un permesso statale e il controllo dei precedenti a chi intende acquistare munizioni.

Capitolo droghe leggere. Florida, North Dakota e Arkansas metteranno al voto l’uso della marijuana per scopo medicinale, utilizzo già legalizzato in 23 Stati Usa, mentre Nevada, Arizona, California, Maine e Massachusetts propongono di unirsi ai quattro Stati in cui è permesso l’uso ricreativo delle droghe leggere. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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