lunedì 31 ottobre 2022
Economia, ambiente e politiche sociali sono stati tra gli elementi trainanti del ritorno al potere del «Presidente operaio»
Ecco le cinque mosse con le quali Lula è tornato in sella
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Lula ha rischiato fino all'ultimo, ma alla fine ce l'ha fatta. Nonostante la prestigiosa rimonta dell'ultima settimana di Bolsonaro, nonostante i dubbi su quanto l'erosione del capitale di oltre cinque punti percentuali sia costata a Bolsonaro, ai suoi grandi elettori (fazenderos in testa) e ai cittadini con gli emolumenti elargiti pescando nelle casse dello Stato. Ma sono almeno cinque le ragioni per le quali Lula è «risorto» come enfaticamente ha dichiarato lui stesso domenica sera.

L'esultanza di Lula dopo il risultato del voto

L'esultanza di Lula dopo il risultato del voto - Ansa

L'equilibrio continentale

Le sei maggiori economie latinoamericane saranno governate da leader progressisti, seppur molto diversi fra loro per stile e riferimenti: Cile, Colombia, Argentina – e con tutti i distinguo – Perù e Messico. In particolare, alla luce del nuovo boom delle materie prime, Brasile e Cile possono tornare ad essere la locomotiva latina. Lula ha saputo sfruttare a suo favore questa deriva.

La folla di Lula

La folla di Lula - Ansa

L'equilibrio internazionale

L’orientamento prevalente in America Latina diverge con il clima europeo che vede, a partire dall’Italia, l’affermarsi di destra e ultradestra. Anche negli Usa, l’imminente voto di Midterm, in base alle previsioni, darà una nuova spinta al fronte conservatore, facendo da contrappeso al presidente democratico. Il tutto pone però Lula tra i leader di quell'esperimento di governo che sta esprimendo l'America Latina.

Ansa

L'ambiente

Il composito schieramento ambientalista ha celebrato la sconfitta di Jair Bolsonaro, noto per le sue critiche veementi alla “lobby ecologista”. Ma anche la comunità internazionale impegnata nella lotta al cambiamento climatico ha tirato un sospiro di sollievo. Il Brasile ospita nel suo territorio i due terzi di ecosistema amazzonico che l’attuale leader proponeva di aprire allo sfruttamento economico. Negli ultimi quattro anni, buona parte del sistema di protezione della selva è stato smantellato e il disboscamento ha raggiunto un livello record.

La folla dopo la vittoria a Rio de Janeiro

La folla dopo la vittoria a Rio de Janeiro - Ansa

La fame e la diseguaglianza

Per la prima volta dall’inizio del millennio, il Brasile è tornato nella mappa Onu della fame. Le donne e gli uomini incapaci di alimentarsi a sufficienza sono 33 milioni. Il governo attuale ha creato il programma Auxilio Brasil, un sussidio di emergenza per venti milioni di poveri. E, alla vigilia delle elezioni, Bolsonaro, ha deciso di ampliare ammontare e beneficiari, senza copertura di bilancio per l’anno prossimo. La sfida per Lula sarà quella di mantenere il sostegno, come promesso, riformulato, però, nella versione Bolsa familia che imponeva ai riceventi di far frequentare la scuola ai figli e effettuare i controlli prenatali per le future mamme. L'obiettivo "Fame Zero" che ha segnato per anni la presidenza di Lula ora è di nuovo messo alla prova.

Le donne hanno scelto Lula

Le donne hanno scelto Lula - Ansa

Le minoranze

A sostenere il neo-eletto sono stati soprattutto donne, neri, indigeni, abitanti delle favelas e minoranze in genere, bersaglio costante delle boutade e delle politiche di Bolsonaro. Ora Lula dovrà dare loro risposte in termini di diritti e giustizia senza perdere, però, il centro moderato, cruciale per la vittoria.

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