mercoledì 14 dicembre 2016
Nel Paese più letale per le donne, Khadijia ha studiato per non rivivere l'incubo della mamma: alla donna era morta una bimba perché non era riuscita decifrare le i cartelli per portarla in ospedale.
Alunne del Centro donne di Ashar

Alunne del Centro donne di Ashar

COMMENTA E CONDIVIDI

Khadija ha mantenuto la promessa fatta alla madre: ha imparato a leggere e a scrivere. Non le toccherà, dunque, rivivere l’incubo della donna. Quest’ultima, analfabeta come l’88 per cento della popolazione femminile, una notte d’inverno, s’era precipitata in ospedale con la cuginetta in fin di vita. Alla reception le avevano detto di seguire le indicazioni per il pronto soccorso. Non era, però, stata in grado di farlo: non era riuscita a decifrare quei simboli impressi sui cartelli. Aveva, dunque, perso tempo prezioso. Mentre lei vagava disperata per i corridoi, la piccola era morta. Da questa drammatica esperienza, era nata la forza per sfidare le tradizioni tribali e lasciare che la figlia studiasse. «Mio padre non voleva. La mamma, però, non si è arresa. Così, ho cominciato a frequentare il centro e ora sono una buona sarta», racconta la ragazza.

La diseguaglianza è la regola

Il “centro” è l’abbreviazione di Centro Donne di Afshar, uno dei quartieri più degradati di Kabul, dove, grazie a Cospe, cento ragazze ricevono istruzione primaria, corsi di sartoria e ricamo tradizionale. Competenze fondamentali per ritagliarsi un’opportunità di lavoro nel Paese con il più basso indice di uguaglianza di genere, 0,71. Non solo. L’Afghanistan è anche la nazione più pericolosa per le donne. Nonostante le leggi, successive all’era dei taleban, tuttora gli abusi, i maltrattamenti, perfino gli assassinii restano impuniti. Per questo, Cospe ha creato una Casa protetta per bimbe e ragazze vittime di violenza. In cinquanta ¬– grazie a una speciale raccolta fondi fino al 18 dicembre ¬–, riceveranno ospitalità, insieme ai loro figli, per sfuggire alle vessazioni quotidiane da parte di familiari o esponenti del clan.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI