martedì 15 novembre 2022
il dramma di Ivan Cherednichenko, direttore d'orchestra all'Opera di Leopoli dove è stata messa al bando la musica di Mosca. «Mio padre e mia madre fucilati a Irpin mentre la casa bruciava»
Il direttore d'orchestra ucraino Ivan Cherednichenko

Il direttore d'orchestra ucraino Ivan Cherednichenko - Lviv National Opera

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«Come posso salire sul podio e dirigere una partitura di Ciajkovskij quando gli invasori russi mi hanno ucciso i genitori o hanno ammazzano un direttore d'orchestra a Kherson?». È comprensibile lo sfogo di Ivan Cherednichenko. E anche la sua decisone presa d’intesa con i vertici del Teatro nazionale dell’Opera di Leopoli, di cui è la bacchetta principale: nella sala che si affaccia su viale Svobody non troverà più posto la musica di Mosca e dintorni. Dall’estate il teatro è tornato a vivere nonostante la guerra. L’atmosfera di relativa sicurezza che si respira a Leopoli, settanta chilometri dal confine con la Polonia, lo permette. «Anche se quando scatta l’allarme antiaereo siamo costretti ad andare tutti nei rifugi: ne abbiamo uno sotto la buca dell’orchestra per i musicisti; e un altro per gli ascoltatori», racconta Cherednichenko. Certo, si fa fatica a pensare che il pubblico abbia la possibilità di assistere dal vivo a opere e concerti quando l’intero edificio si mostra con le finestre sigillate da lunghe tavole di legno e il solo ingresso aperto è un piccolo portone.

Il Teatro nazionale dell'Opera di Leopoli con i vetri delle finestre coperti dalle assi di legno

Il Teatro nazionale dell'Opera di Leopoli con i vetri delle finestre coperti dalle assi di legno - Gambassi

Il giovane maestro lo varca quasi ogni giorno, impegnato nelle prove o negli spettacoli che sono ricomparsi nel cartellone. Ma con un animo del tutto diverso rispetto a febbraio. È originario di Irpin, il paese dell’orrore a trenta chilometri da Kiev che per un mese è stato occupato dall’esercito del Cremlino e che ne è uscito devastato. Ha perso padre e madre che abitavano nella cittadina: morti per mano russa. «Ero lì il giorno prima dell’inizio dell’invasione, il 23 febbraio – racconta –. E dovevo rimanere fino all’8 marzo. Ma da Leopoli mi hanno chiamato per sostituire un collega ospite che era indisposto. Con mia sorella e suo marito abbiamo provato a convincere i nostri genitori a trasferirsi altrove, ma hanno rifiutato categoricamente. Mia madre era molto legata alla sua casa e non voleva lasciare il luogo in cui ha trascorso tutta la vita. Quando la situazione è peggiorata, abbiamo concordato un piano d’evacuazione, però i soldati nemici lo hanno reso impossibile». Cherednichenko si ferma un attimo. «A fine marzo ho ricevuto la telefonata di un vicino che era riuscito a mettersi in salvo: mi raccontava di aver visto i militari russi appiccare il fuoco alla nostra casa e, quando i miei hanno cercato di fuggire, sono stati fucilati senza pietà. Che cosa può provare una persona i cui genitori sono stati assassinati in modo così brutale e che è stata costretta ad andare a cercare i corpi negli obitori?». Al padre deve tutta la sua carriera. «Amava la vita culturale. Era stato un ballerino. E sognava che diventassi un musicista. È stato lui che mi ha iscritto a una scuola di musica: così mi ha fatto scoprire un mondo a cui avrei dedicato l’intera vita». Il diploma in direzione d’orchestra sarebbe arrivato nel 2014, ottenuto all’Accademia nazionale di musica dell’Ucraina intitolata proprio a Ciajkovskij, il genio tardo-romantico che lega il suo nome a San Pietroburgo e che Cherednichenko ha bandito dai leggii. «Dal ventesimo secolo il potere russo ha usato la cultura come strumento di propaganda. E contemporaneamente la cultura ucraina veniva distrutta. Il Comitato per la sicurezza dell’Urss ha ucciso e torturato artisti, musicisti, poeti, scrittori dell'Ucraina. La guerra e la distruzione fanno parte della natura russa». E cita Yuriy Kerpatenko, il direttore della Filarmonica di Kherson ucciso a ottobre per essersi rifiutato di tenere un concerto per le truppe di occupazione. «Il suo atto è un esempio di incredibile coraggio e forza. È difficile immaginare che cosa abbia passato Yuriy: è un vero eroe. Ed è ancora più difficile pensare come si comporterebbe qualcuno altro al suo posto. Queste assurdità non dovrebbero esistere nel terzo millennio».

Il direttore d'orchestra ucraino Ivan Cherednichenko sul palco del Teatro nazionale dell'Opera di Leopoli

Il direttore d'orchestra ucraino Ivan Cherednichenko sul palco del Teatro nazionale dell'Opera di Leopoli - Lviv National Opera

Il teatro ha lanciato una fonoteca digitale dedicata al repertorio nazionale e ribattezzata “Stand with Ukraine”. «È una raccolta che vuole aiutare l’Europa a familiarizzare con le nostre composizioni. La musica sinfonica ucraina è profonda e originale, come testimoniano i lavori di Lyatoshynsky, Revutsky, Stankovych, Silvestrov eseguiti di recente da numerose compagini del continente». E si guarda anche alla musica contemporanea: infatti il palcoscenico di Leopoli ospiterà fra poco la prima mondiale di Terrible Revenge dell’ucraino Yevhen Stankovych. «Una delle nostre missioni è quella di commissionare opere e balletti che siano scritti da compositori del Paese. Stankovych è uno dei più brillanti rappresentanti della scuola ucraina di oggi. La sua musica si distingue per una grande profondità e trasporta il pubblico in altri mondi creati dai suoni. È, senza esagerare, un genio del nostro tempo».

A Leopoli le note hanno sempre continuato a risuonare anche quando cadevano i missili. «A marzo abbiamo realizzato video online che hanno avuto migliaia di visualizzazioni. A maggio è stato proposto un ciclo di concerti via Internet con l’intento di raccogliere fondi per l’esercito e gli ospedali. Poi sono riprese le rappresentazioni e la gente è subito tornata». Cherednichenko ha appena diretto Madama Butterfly di Puccini, dopo aver portato in tournée nella Penisola La bohème. «L’Italia è la patria della lirica. Il mondo ama l’opera italiana e il pubblico ucraino non fa eccezione. Inoltre abbiamo stretto un profondo legame d’amicizia con il Festival Puccini a Torre del Lago». Una pausa. «La musica apre a orizzonti completamente nuovi e può aiutare a guarire le ferite dell'anima. Noi in Ucraina ne abbiamo davvero bisogno».

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