martedì 28 novembre 2017
L'aiuto delle suore del dispensario e dell'associazione Engim hanno consentito a Ruba, nata prematura e «condannata» a morte precoce, di camminare con il deambulatore e di imparare a leggere.
Al-Mansoura, Valle della Bekaa, Beirut.Teresa e Ruba sedute nel soggiorno di casa (foto Arianna Pagani)

Al-Mansoura, Valle della Bekaa, Beirut.Teresa e Ruba sedute nel soggiorno di casa (foto Arianna Pagani)

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A fianco di una umanità ferita e sempre in fuga da una guerra o da un genocidio. Un viaggio nel Libano di 4 milioni di abitanti che accoglie quasi 2 milioni di profughi. Uno sguardo su chi ha dovuto ricominciare da zero avendo lasciato in Siria o in Iraq tutto e spesso anche il marito, o il padre o un fratello: per questo è una speranza soprattutto al femminile. Donne che sanno educare o che si inventano piccole imprenditrici per strappare un sorriso ai loro figli. Un viaggio per conoscere chi, dopo il clamore dell'emergenza, lavora con loro per "essere umani con gli esseri umani".


Teresa sorride gioiosa mentre Ruba esce dalla porta della cucina, appoggiata al deambulatore, per sedersi accanto a lei nel piccolo soggiorno. "Quando nacque, 27 anni fa - spiega la madre - era di sei mesi e pesava 900 grammi. Dopo 15 giorni di incubatrice, le dimissioni del medico erano una sentenza senza possibilità di appello: adesso prendetela con voi. Ma non potrà sopravvivere".

Dal giorno del ritorno a casa, l'inizio della lotta corpo a corpo contro una natura matrigna. Tre mesi rinchiusa in casa, mamma Teresa, a estrarre il latte dal seno per metterlo nel biberon tenendo tutti i parenti lontani da quel corpicino senza capelli e dal viso scavato. Doveva morire, Ruba: "Gli uomini avevano detto così ma Dio le ha regalato nuova vita: e molta sofferenza". Ruba non cresceva: "Ci vuole tempo", spiegavano i dottori. Ruba non camminava: "Ci vuole tempo", spiegavano i dottori.

Fu costretta a gattonare fino ai sei anni, finché le Suore della carità di Besancon del vicino dispensario di Kefraya visitarono il villaggio di al-Mansoura nella valle della Bekaa. Grazie a un donatore, Ruba venne ricoverata in un ospedale per handicappati e dopo 12 operazioni e sei anni di degenza ora cammina appoggiata a un deambulatore.

Ora una volta al mese le suore del dispensario - sostenuto dalla associazione Engim internazionale - accolgono nella loro struttura Ruba che grazie alla visita al villaggio della suora che fa la catechesi a bambini e anziani, ha pure imparato a leggere. Un primo inserimento in una comunità per disabili non ha funzionato e da anni la ragazza è in lista d'attesa per una nuova struttura adatta a lei. "Vorrei essere accettata come ricoverata interna", dice sorridendo. O, se mai ci sarà un ascensore, almeno come esterna se poi si troverà un mezzo di trasporto fino a Beirut. Ruba non gattona più ma vorrebbe studiare su nuovi libri. "Dio colpisce con una mano, ma con l'altra sostiene", dice con naturalezza mamma Teresa.

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