martedì 31 maggio 2022
«Il favore verso Putin? Provi a girare nelle strade del Paese La Z compare solo sulle macchine pubbliche. Non mi sorprenderei se i suoi lo liquidassero La gente questa guerra non la vuole
Irina Flige

Irina Flige - .

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Il coraggio di andare avanti proprio adesso che la morsa della censura è diventata ancora più stringente. Per la Russia, ma anche per un futuro di pace e democrazia. Irina Flige è la direttrice di Memorial International, sede di San Pietroburgo. Si tratta della più importante Ong russa, che dal 1989 indaga e porta alla luce i crimini commessi durante il Comunismo e che nel dicembre scorso è stata messa in liquidazione forzata a causa di presunte violazioni della “legge sugli agenti stranieri” – la norma che, in linea teorica, regola la presenza di finanziatori stranieri verso associazioni, media, organizzazioni o anche singole. Ieri, Roskomnadzor, la potente authority per le telecomunicazioni, ha reso noto di aver limitato l’accesso al sito dell’organizzazione. Episodi gravi, ma che non fiaccano della Ong, che sabato prossimo a Trieste riceverà il prestigioso Premio Speciale Fondazione Lucchetta. Dal racconto di Irina Flige emerge una Russia sempre più simile a uno stato fascista, ma dove c’è chi non si arrende.

Sono passati cinque mesi dalla liquidazione di Memorial International. La parte russa dell’associazione è ancora aperta, ma come state vivendo questo periodo così difficile?
La nostra è un’organizzazione molto grande e ramificata, per quanto ci si possa colpire, è praticamente impossibile riuscirci a fermare del tutto. Certo, senza il riconoscimento giuridico lavorare è più complicato, ma andiamo avanti, non possono vietarci di fare quello che dobbiamo fare. Memorial è una organizzazione indipendente e autonoma, ci occupiamo di quello che è successo nel passato, con la denuncia dei crimini commessi durante il Comunismo, ma siamo anche molto attenti al presente perché ci sono in gioco di diritti degli esseri umani, in Russia ma non solo.

Come si vive in Russia in queste settimane? Dal 3 marzo molti media indipendenti sono stati costretti a chiudere per non incappare nella legge contro le fake news, che prevede pene pecuniarie e detentive importanti. Che atmosfera si percepisce nel Paese?
Il clima certamente non è dei migliori. Ma va detto che prima del 3 marzo non è che ci fosse tutta questa libertà di pensiero e informazione.

Si dice che voi non siate molto simpatici al Presidente Putin, può spiegare il motivo?
C’è un problema specifico. All’inizio del suo avvento al potere, Putin ha dato vita a una nuova ideologia nel Paese. Non c’era più l’Urss, ma si è iniziato a raccontare con grande enfasi quanto la Russia sia stata un grande impero, quanto sia stata importante nei territori che controllava. Un valore particolare è stato attribuito alla vittoria della Grande Guerra Patriottica (per noi la Seconda Guerra Mondiale ndr). Memorial con il suo lavoro ha fatto luce su tutti i crimini commessi in quel periodo, che si scontrano con la retorica nazionale.

Possiamo dire che la Russia di Putin è l’Urss senza il comunismo?
Definirei più la Russia uno Stato fascista, nato come conseguenza dell’Unione Sovietica. Perché al momento della caduta dell’Urss non sono state fatte le indagini storiche che avrebbero permesso un cambio di regime. E così siamo passati dall’Urss al regime fascista di Putin.

Un auto blindata a San Pietroburgo con il simbolo «Z» a sostegno delle forze russe

Un auto blindata a San Pietroburgo con il simbolo «Z» a sostegno delle forze russe - Reuters

Che però, in base ai sondaggi, gode di un consenso molto alto, soprattutto dopo l’inizio dell’operazione militare speciale…
Ma guardi, questo è quello che dicono i sondaggi. Lei provi a girare nelle strade della Russia. Anche la tanto famosa Z compare solo su macchine pubbliche, che la devono esporre per forza perché glielo impongono. Le persone questa guerra non la vogliono e le dirò di più: nelle ultime settimane stanno nascendo diversi gruppi antifascisti. Operano con discrezione, perché il regime fa di tutto per scovarli. Ma c’è un dissenso sotterraneo che cresce.

Cosa può succedere in Russia nel breve termine?
Se ne dicono di tutti i colori. Si fa ogni tipo di previsione. Non mi sorprenderei se il presidente Putin venisse sacrificato dagli uomini a lui vicini. Sarebbe un modo per fare finta che cambi qualcosa perché alla fine non cambi niente.

In Russia sono state arrestate migliaia di persone, in molti hanno perso il lavoro, chi poteva è scappato. Lei non ha paura?
No, non ho paura. Il nostro lavoro è necessario e importante adesso come non mai. Sentiamo la responsabilità di questo momento storico. Lo dobbiamo fare per la Russia.

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