lunedì 3 febbraio 2020
I connazionali sono 56, non presentano sintomi. Resteranno 15 giorni in una struttura miliare. Un 17enne non è potuto partire per la febbre. Il premier Conte in visita allo Spallanzani
L'arrivo degli italiani da Wuhan all'aeroporto militare di Pratica di Mare

L'arrivo degli italiani da Wuhan all'aeroporto militare di Pratica di Mare - Ansa

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È atterrato alle 10 all'aeroporto militare di Pratica di Mare il velivolo con a bordo 56 italiani partito ieri sera da Wuhan, la metropoli della Cina focolaio dell'epidemia di polmonite da nuovo coronavirus. Nessuno di loro presenta sintomi. Un'altra ventina ha scelto di restare, mentre un ragazzo di 17 anni è stato bloccato dalla febbre: il protocollo sanitario prevede, in questi casi, le cure sanitarie in loco; è assistito dall'Ambasciata. Il giovane era ospite di una famiglia a 400 chilometri da Wuhan, per un progetto di anno scolastico all'estero. Ha fatto il test per il virus, domani si dovrebbero conoscere i risultati.

I connazionali rientrati trascorreranno almeno 15 giorni nella struttura militare della Cecchignola a Roma. Saranno assistiti e monitorati dall'equipe medica dell'ospedale Spallanzani di Roma. Tra loro ci sono anche 6 bambini.

Ponte aereo anche per rimpatriare i cinesi presenti in Italia, prima dello stop ai voli: stamani l'aereo è arrivato a Fiumicino.

Il premier Giuseppe Conte in serata è andato allo Spallanzani per incontrare il direttore sanitario e i ricercatori che hanno isolato il Coronavirus.

Le vittime sono 361, i contagiati oltre 17mila

La Cina ha registrato 57 nuovi decessi nel conteggio della sola giornata di ieri, portando il totale a quota 361: più decessi di quelli causati dalla Sindrome respiratoria acuta grave (Sars) che nel 2002-2003 ne fece 349, secondo i numeri ufficiali dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Gli ultimi aggiornamenti della Commissione sanitaria nazionale (Nhc) hanno inoltre segnalato 2.296 nuovi contagi accertati, per 17.205 casi complessivi, più del triplo dei 5.327 della Sars. In quarantena anche 14 stranieri, altri 2 sono già stati dimessi. Mentre i casi sospetti sono saliti a 21.558 e le guarigioni a quota 475.

Oltre 600mila mascherine offerta dalla Santa Sede alla Cina

Il Vaticano ha inviato in Cina dalle 600 alle 700 mila mascherine per aiutare a circoscrivere l'espandersi dell'epidemia. La notizia, anticipata dal Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo, organo del Partito Comunista. è stata confermata da Vatican News. Le mascherine, aggiunge il comunicato, "sono state destinate alle province di Hubei, Zhejiang e Fujian. Si tratta di un'iniziativa congiunta dell'Elemosineria Apostolica e del Centro Missionario della Chiesa Cinese in Italia, con la collaborazione della Farmacia Vaticana".

Il Global Times ha dato particolare evidenza, anche con ricchezza di foto, all'iniziativa che ha avuto il sostegno dell'elemosiniere pontificio card. Konrad Krajewski, della Farmacia Vaticana e delle comunità cristiane cinesi in Italia, definendola "espressione della preoccupazione della Santa Sede per l'epidemia". Le operazioni sono state coordinate dal vice rettore del Pontificio Collegio Urbaniano, mons. Vincenzo Han Duo. È stato proprio Han, poi responsabile della donazione delle mascherine e della consegna, a descrivere la situazione in Cina a Krajewski, che ha subito espresso il suo desiderio di aiutare il Paese a combattere il virus.

A pagare per le mascherine raccolte da tutta la Penisola dalla Farmacia Vaticana a partire dal 27 gennaio (100.000 solo nel primo giorno) hanno provveduto la Santa Sede e i gruppi cristiani cinesi in Italia. Le confezioni recanti lo stemma ufficiale di papa Francesco sono state quindi trasportate a Fiumicino, da dove compagnie aeree tra cui la China Southern Airlines hanno fornito la spedizione gratuita. Dopo l'arrivo in Cina, le mascherine sono state inviate nella provincia di Hubei, epicentro dell'epidemia da coronavirus, situata nella Cina centrale, e nelle province della Cina orientale dello Zhejiang e del Fujian. "Spero che le scorte possano raggiungere il più presto possibile i luoghi dove sono necessarie, in modo che le persone che soffrono della malattia possano sentire la preoccupazione della Santa Sede. Il mondo intero è unito per combattere il virus", ha commentato mons. Han, vescovo originario proprio del Fujian.

Economia ferma in zone che pesano per l'80% del Pil

Nel primo giorno utile di ritorno al lavoro dopo la lunga pausa del Capodanno lunare, sono almeno 24 le province e municipalità cinesi, come Shanghai, Chongqing e il Guandong, che invece hanno rinviato la ripresa delle attività economiche e produttive a non prima del 10 febbraio per i timori di contagio. Sono aree che nel 2019 hanno pesato per oltre l'80% in termini di contributo al Pil della Cina e per il 90%all'export. L'Hubei, cuore dell'epidemia, non ripartirà prima del 14 febbraio, sempre che non si richieda una «appropriata estensione» del periodo di ferie, ha scritto venerdì il Quotidiano del Popolo. L'agenzia Bloomberg riporta che la Cina sta valutando se ammorbidire il target di crescita per il 2020 nell'ambito di una più ampia revisione dei suoi piani dopo la diffusione del coronavirus.

Crollano le Borse cinesi

Le Borse cinesi sono crollate alla prova dei mercati. Shanghai ha perso in avvio l'8,7% e Shenzhen il 9%, mentre, sui mercati valutari, lo yuan ha sfondato quota 7 sul dollaro, fino a 7,0049 (+0,99%), malgrado la protezione predisposta dalla Banca centrale cinese (Pboc) che ieri ha preannunciato la maxi iniezione di liquidità per 1.200 miliardi di yuan (173 miliardi di dollari) per attutire i contraccolpi dell'epidemia sulla fiducia degli investitori.

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