mercoledì 25 ottobre 2017
James Clapper accusa Trump: rischia di provocare la goccia che farà traboccare il vaso. Smentito il "pronto impiego" dei bombardieri nucleari B52
Donald Trump e Kin Jong-un: continua la battaglia a colpi di frasi ad effetto (Ansa)

Donald Trump e Kin Jong-un: continua la battaglia a colpi di frasi ad effetto (Ansa)

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Minacce, parole pesanti e allarmi. L'ultimo arriva dall'ex capo degli 007 statunitensi. L'ex numero uno dell'intelligence americana, James Clapper, lancia l'allarme sulla Corea del Nord: in una intervista alla Cnn si è detto preoccupato per lo scoppio di "una possibile guerra mondiale" e ha criticato l'atteggiamento del presidente americano Donald Trump che - a suo giudizio - rischia di provocare la goccia che farà traboccare il vaso, generando una inevitabile reazione da parte del regime di Kim Jong-un.

Intanto la tensione fra Stati Uniti e Corea del Nord è al limite tra la retorica e i fatti. Per la prima volta dopo la fine della Guerra fredda, nel 1991, Donald Trump ha fatto sapere di essere intenzionato a mettere in preallarme la flotta di B52, chiedendo alle forze armate di prepararsi ad avere i bombardieri nucleari pronti ad agire «in 24 ore». Cos' basterebbe un semplice ordine perché nel giro di pochi minuti l’aviazione militare Usa posizioni una quarantina di B52 Stratofortress, in grado di trasportare ordigni nucleari e con un’autonomia fino a 14mila chilometri, su piazzole di cemento alla fine della pista della base di Barksdale, nel nord-ovest della Louisiana, pronti al decollo. L’ordine deve essere del comandante delle forze strategiche, generale John Hyten, responsabile delle forze nucleari, o dal comandante del comando nord degli Stati Uniti, Lori Robinson, responsabile della difesa del territorio americano, su indicazione del presidente americano.

La notizia proviene dal generale David Goldfein, ex vice capo del personale dell’Air Force, che l’ha comunicata alla Fox News, emittente vicina all’Amministrazione repubblicana, e al sito della rivista Defence One. Ma ieri è stata decisamente smentita dall'Air Force. «Questa è la dimostrazione che abbiamo fatto un altro passo in avanti nel prepararci a ogni evenienza – aveva dichiarato Goldfein – non c’è’ nulla di pianificato, non c’è un allarme specifico, ma la situazione è quella che è: dobbiamo tenerci pronti». Alcuni osservatori hanno letto il preallerta come un’ulteriore dimostrazione di forza del tycoon nei confronti di Pyongyang, anche se questa volta il capo della Casa Bianca è andato oltre la retorica di “fuoco e furia” minacciati dal miliardario nei confronti di Kim Jong-un. Trump ad esempio ha già firmato un ordine che richiama in servizio un migliaio di piloti militari per i B-52 e altri velivoli da guerra.

E nella base di Barksdale, in Louisiana, si sta ristrutturando un vecchio edificio in cemento dove saranno alloggiati a tempo indeterminato, a turno, un centinaio di piloti e avieri per volta che dovranno restare pronti per un eventuale ordine di attacco. Ad aver alzato il livello della preoccupazione è anche la conferma da parte della Casa Bianca che Trump non ha in programma di recarsi nella zona demilitarizzata al confine tra Corea del Sud e Corea del Nord durante la sua prossima visita nella regione. Un funzionario dello staff presidenziale, in forma anonima, ha però precisato che il presidente parlerà alle truppe americane a Camp Humphrey, che si trova a sud di Seul, e sottolineato che «non è una questione di sicurezza».

Resta il fatto che Trump sarebbe il primo presidente in 60 anni a non approfittare di un viaggio in Corea del Sud per recarsi nella striscia di terra che attraversa la Penisola istituita dopo l’armistizio tra Seul e Pyongyang nel 1953. Il segretario di Stato, Rex Tillerson, e il presidente sudcoreano Moon Jae-In, avrebbero però espresso il timore che la visita possa portare a un’ulteriore escalation della guerra di parole di Trump con il dittatore Kim Jong-un. Altri fanno però notare che sono necessari atti ben più significativi per raffreddare una situazione sempre più tesa. Leon Panetta, ex capo della Cia e del Pentagono, ha ad esempio lanciato un monito a Trump invitandolo a non fare altri passi di tipo militare che potrebbero sfuggire di mano: «Certo, con Pyongyang bisogna essere preparati a tutto, ma bisogna continuare a spingere sulla collaborazione con la Cina, lavorare con gli alleati, aumentare la pressione diplomatica ed attuare le sanzioni», ha spiegato in un convegno a Washington dell’Hudson Institute sull’estremismo in Medio Oriente. La retorica e i gesti degli ultimi mesi, ha aggiunto Panetta senza nominare direttamente Trump, rischiano invece di aggravare la situazione.

Ieri notte è però giunta la prima smentita: “L'Air Force statunitense non ha intenzione” di mettere la flotta di bombardieri strategici B-52 a lungo raggio - in grado di portare testate nucleari - in allerta permanente, mossa che sarebbe stata senza precedenti dalla fine della Guerra fredda. Lo ha comunicato l'Air Force, smentendo la notizia data in esclusiva dalla pubblicazione specialistica
“Defense One”, poi ripresa dai media di tutto il mondo, che citava il capo di Stato maggiore dell'Air Force, il generale David Goldfein.

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