giovedì 27 agosto 2020
Storico sciopero dei giocatori, dopo gli scontri in Wisconsin: il 70% dei cestisti Nba è afroamericano. Nella riunione della Lega solo i Lakers e i Los Angeles Clippers chiedevano lo stop definitivo
Caso Blake, i giocatori Nba tornano in campo dopo il boicottaggio

Ansa

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Il 26 agosto è già una data storica per il mondo sportivo professionistico americano. La Nba si è fermata per una intera giornata e stavolta il coronavirus non c'entra. Tre partite di playoff - Milwaukee-Orlando, Houston-Oklahoma City e Portland-Los Angeles Lakers - sono state posticipate a data da destinarsi per volere dei giocatori. Tra le opzioni sul tavolo della Lega c'era anche la sospensione definitiva della stagione, ma alla fine ha vinto la linea della progressività e venerdì le partite riprenderanno. I Lakers e i Los Angeles Clippers avevano votato per la sospensione definitiva della stagione Nba. Lo stesso LeBron James si era fatto portavoce della proposta di fermare la stagione e dare una risposta dura contro il razzismo. Secondo quanto riportano i media Usa solo le due squadre californiane avrebbero chiesto lo stop, mentre tutte le altre sarebbero state favorevoli a proseguire. E così è stato

Dopo Floyd segnali e appelli

La bolla di Orlando, dove le squadre si sono rifugiate per disputare ciò che resta di un anno travagliato, è rimasta immune ai contagi ma non alle violenze della polizia nei confronti degli afroamericani. Molti giocatori, agli albori della ripartenza a fine luglio, avevano mostrato reticenza nel recarsi a DisneyWorld e scendere in campo dopo la morte di George Floyd, chiedendo almeno di poter far sentire la loro voce. Per questo sui parquet della Florida erano comparse le scritte "Black lives matter", si sono inginocchiati durante l'inno nazionale e sulle canotte, al posto dei classici nomi, prese di posizione e appelli sociali come "equality", "standup", "freedom", "love us", "justice", "how many more". Oltre il 70% dei cestisti Nba è afroamericano e molti di loro hanno scelto di scrivere "enough". Ne avevano avuto abbastanza.

Per questo, quando domenica scorsa è stato diffuso il video in cui Jacob Blake, giovane afroamericano del Wisconsin, viene ferito a colpi d'arma da fuoco alla schiena dalla polizia, hanno deciso di dare seguito alle parole, alle scritte, ai messaggi.

Ora la decisione di incrociare le braccia

I giocatori dei Magic hanno aderito alla protesta e hanno fatto sapere che non avrebbero accettato la vittoria a tavolino prevista dal regolamento in caso una delle compagini non si presentasse alla palla a due (allo stesso modo la Lega dovrebbe imporre una multa da 2,5 milioni di dollari ma è difficile che ciò accada). Così si sono diretti verso gli spogliatoi, seguiti dagli arbitri e dagli addetti ai lavori. Gli schermi si sono spenti. L'arena, già vuota per l'assenza dei tifosi, si è svuotata da ogni velleità cestistica. Un'arena diventata rumorosa, non al suo interno, ma per quello che ha saputo innescare nelle ore successive.

Il tam-tam tra i giocatori dura poco. Rockets, Thunders, Blazers e Lakers, protagonisti delle due gare successive in calendario, si schierano con i colleghi. Celtics e Raptors, la cui gara è prevista per stanotte, avevano già ipotizzato il boicottaggio. Nessuna gara verrà più disputata. Anche la Wnba, la lega femminile, fa lo stesso. La Mlb, quella di baseball, si è detta pronta a posare guantoni e mazze sul diamante. I Detroit Lions,della Nfl, hanno interrotto il loro allenamento per protestare contro l'ennesima sparatoria. Cinque partite della Mls, il calcio americano, sono state posticipate.

Lo sport in America si sta fermando per una battaglia più grande, in piena campagna per le elezioni presidenziali e durante la peggiore pandemia degli ultimi decenni. Per chiedere un cambiamento più importante di un canestro segnato.

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