sabato 31 ottobre 2020
Le violenze nella regione continuano col la complicità internazionale per controllare le ricchezze minerarie. L'appello del vescovo di Butembo-Beni, monsignor Sikuli Paluku Melchisedech
I ribelli nella regione del Nord Kivu, in Congo sono ben armati ed equipaggiati con la complicità di interessi internazionali che puntano al controllo delle miniera, dove intanto lavorano in condizioni disperate anche i bambini

I ribelli nella regione del Nord Kivu, in Congo sono ben armati ed equipaggiati con la complicità di interessi internazionali che puntano al controllo delle miniera, dove intanto lavorano in condizioni disperate anche i bambini - Ansa

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Ennesimo massacro di civili nella tormentata provincia orientale congolese del Nord Kivu. A riferirlo è stato il vescovo di Butembo-Beni, monsignor Sikuli Paluku Melchisedech, il quale ha precisato che venerdì scorso, alle 8 del mattino, un gruppo di armati, di cui non è chiara l’identità, ha messo a ferro e fuoco un intero quartiere all’estrema periferia di Butembo. Nel corso del raid, che è durato circa due ore, hanno perso la vita 19 persone; tra loro figura anche un catechista di nome Richard Kisusi.

L’attacco del gruppo terroristico è avvenuto lungo la strada che conduce al villaggio di Lisala, una cinquantina di chilometri dal confine ugandese. Monsignor Sikuli ha esortato le forze governative e la Mission de l’Organisation des Nations unies pour la stabilisation en République démocratique du Congo (Monusco), a rivedere la loro strategia per garantire l’incolumità della stremata popolazione civile.

«Esprimo le mie condoglianze alle famiglie colpite e raccomando le anime di questi innocenti alla misericordia di Dio», ha dichiarato il presule. Monsignor Sikuli ha anche invitato le autorità governative «a garantire lo stato di diritto anzitutto proteggendo la popolazione civile, difendendo il territorio e salvaguardando la sovranità nazionale».

È sempre più evidente che la propagazione di formazioni ribelli che infestano il Nord Kivu avvenga con complicità internazionali, soprattutto per quanto concerne l’approvvigionamento di armi e munizioni. Si calcola che, dal 2014 oltre 3.000 persone abbiano perso la vita nella regione a seguito di raid compiuti da formazioni antigovernative.

Secondo padre Gaspare Di Vincenzo, della comunità dei missionari comboniani di Butembo «è assurdo che nel Nord Kivu continuino ad avvenire questi massacri nella più completa indifferenza della comunità internazionale, sapendo bene che qui si continua a morire per colpa di poteri più o meno occulti, interessati allo sfruttamento delle immense risorse minerarie».

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