lunedì 11 febbraio 2019
Il freelance Gabriele Micalizzi, 34 anni, era impegnato con un collega della Cnn a Deir Ezzor, nell'est della Siria, dove le forze della coalizione lottano contro l'ultima roccaforte del Daesh
Distruzione a Deir Ezzor in un'immagine d'archivio (Ansa)

Distruzione a Deir Ezzor in un'immagine d'archivio (Ansa)

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"Grazie a Gabriele Micalizzi per il suo lavoro in prima linea per documentare il conflitto in Siria". L'augurio di pronta guarigione per il fotografo italiano, ferito nella zona di Deir Ezzor, al confine tra Siria e Iraq, viene da Amnesty International Italia via Twitter.

Milanese, 34 anni, il freelance, secondo l'Ansa, sarebbe già a bordo di un elicottero americano della Coalizione internazionale che combatte il Daesh in volo verso Baghdad e potrebbe essere rimpatriato a Roma entro stasera.

Micalizzi è stato ferito gravemente al volto ma non sembra essere in pericolo di vita. Il giornalista era impegnato in un servizio con un collega della Cnn per documentare l'offensiva curdo-araba, appoggiata dagli Usa, contro l'ultima roccaforte del Daesh. In questo fazzoletto di terra centinaia di miliziani si oppongono, infatti, all'avanzata delle forze della coalizione guidate dagli Usa insieme alle Forze democratiche siriane.

Con il fotografo è stato colpito anche un combattente delle forze curde Ypg, Heval Bahoz. Secondo quanto si legge sugli account di alcuni attivisti curdo siriani, Micalizzi sarebbe stato colpito da una scheggia alla testa. Il fotografo e il collega si sarebbero trovati su un edificio che è stato attaccato con i kalashnikov. Micalizzi è diplomato all'Accademia di Belle Arti e ha fondato il collettivo di fotografia 'Cesura Lab' insieme a Luca Santese e Andrea Rocchelli, ucciso durante la guerra in Ucraina nel 2014. Oltre a essere fotoreporter di guerra, ha lavorato anche nella moda.

L'ultima battaglia contro il Daesh in Siria è un bagno di sangue, che non risparmia civili, bambini (ne sono morti almeno 7 nelle ultime ore) utilizzati come "scudi umani", e, come abbiamo visto, giornalisti come Gabriele Micalizzi. È una donna francese a raccontare i "massacri" in corso all'Afd nel villaggio di Baghouz, nella parte orientale del Paese. La giovane si è presentata con il nome di Christelle: ha detto di venire da Bordeaux e di essersi convertita all'islam per arrivare in Siria nel 2014. Pentita di aver creduto "alla propaganda" del Daesh, ha aggiunto: "Abbiamo perduto tutto". Il marito è morto durante un raid aereo.

Diverse decine di civili in fuga da Baghouz dovevano essere portati oggi in un campo di raccolta nel nord della Siria: tra loro, a quanto dicono gli autisti siriani, c'erano anche 18 stranieri, tra cui russi, turchi, ucraini e di altre nazionalità. In tutto 20mila civili sono stati evacuati dalla provincia di Deir Ezzor, secondo Mustafa Bali, un portavoce delle Forze Democratiche siriane.

Nonostante le sue sconfitte militari, il Daesh può ancora contare su migliaia di combattenti in Siria e in Iraq e per questo resta una minaccia a livello globale, ha assicurato il direttore dell'Ufficio antiterrorismo dell'Onu, Vladìmir Voronkov, secondo il quale "le recenti perdite patite dal gruppo jihadista non dovrebbero indurre a compiacimenti di alcun genere". Il diplomatico russo ha presentato al Consiglio di sicurezza il suo ultimo rapporto sulla minaccia dello Stato islamico, il primo dopo l'annunciata intenzione degli Usa di ritirare i suoi militari dalla Siria. Il Daesh mantiene un comando centralizzato e un'importante presenza in Iraq e in Siria, dove si stima che abbia tra 14.000 e 18.000 militanti, di cui 3.000 provenienti da altri Paesi. Voronkov ha sottolineato che, a fronte delle sue perdite territoriali, il gruppo jihadista sta diventando sempre più una rete mascherata che opera a livello locale e regionale, ma le cui azioni sono ancora ampiamente guidate dalla sua direzione centrale.


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