lunedì 4 aprile 2022
Paul Rusesabagina, protagonista del film "Hotel Rwanda", ha evitato l'ergastolo. Non era presente in aula al momento della sentenza. L'accusa è di aver supportato attacchi mortali nel Paese nel 2019
Paul Rusesabagina

Paul Rusesabagina - Ansa

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Quando la radio Hutu incitava "a tagliare gli alberi alti", Paul Rusesabagina non ebbe indecisioni. Li salvò dal machete. Lui era il direttore dell'Hòtel des Mille Collines di Kigali e qui dentro nascose 1200 tutsi e hutu moderati. In quel genocidio, che da aprile a luglio del 1994 costò la vita a 800mila persone, Paul si conquistò la fama di "Schindler africano".

Alle donne e ai bambini che si nascondevano terrorizzati in quelle stanze d'albergo il protagonista del film "Hotel Rwanda" ripeteva una sola cosa: che le forze di liberazione tutsi di Paul Kagame erano vicine. E davvero non poteva immaginare che a distanza di anni si sarebbe preso 25 anni di carcere con l'accusa di terrorismo per aver sostenuto gli eredi dei genocidari hutu, proprio nel nuovo Ruanda di Kagame.

Ma la storia, dice qualcuno, "ha molto più fantasia della fantasia stessa", e oggi la Corte d'appello di Kigali ha confermato la condanna all'eroe di Hotel Rwanda. Per i giudici Rusesabagina "ha fondato un'organizzazione terroristica, finanziato attacchi armati nel 2019 e inventato un codice per nascondere queste attività". Il direttore dell'Hòtel des Mille Collines è riuscito a scampare l'ergastolo, ma tanti sono i nodi irrisolti. I suoi sostenitori affermano che le accuse sul suo passato hanno una motivazione politica. E criticano il processo che ha portato alla condanna. Diritti di difesa calpestati, prove fabbricate e giudizi preconfezionati hanno portato alla condanna, dicono. E anche il Dipartimento di Stato americano concorda che il processo non è stato giusto. Ma i fatti, si sa, sono muti quando opinabili. Alcuni sopravvissuti nascosti all'interno dell'Hotel des Mille Collines hanno visto un altro film, descrivendo Rusesabagine come "individuo corrotto e in affari con gli estremisti Hutu". Il mistero avvolge la vita di un uomo che ha boicottato tutte le fasi del processo e oggi non era neanche presente in aula per la sentenza d'appello. Rusesabagina non riconosce la legittimità di quel Tribunale. Non solo. Migliaia di suoi sostenitori gridano al tradimento contro Kagame, accusato di essere ormai un autocrate.

Il rischio è che nuove divisioni possano esplodere in un Paese che aveva riconosciuto Rusesabagina come un hutu che aveva saputo scegliere la parte giusta della storia. Molti tutsi non dimenticano quei tre mesi di stupri e massacri. Mentre la Radio Television Libres des Mille Collines, ribattezzata 'Radio machete', esortava gli hutu al genocidio dei tutsi, le nazioni europee si giravano dall'altra parte. Paul non scelse né la ferocia né l'indifferenza. Aiutò i tutsi malgrado fosse hutu. "Quando il mondo chiuse gli occhi, egli aprì le sue braccia", si legge nella tag-line del film.























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