lunedì 25 aprile 2022
Il caso di un assistente allenatore di football americano, a livello liceale, licenziato per aver pregato a metà campo dopo la fine di ogni partita è approdato davanti alla Corte Suprema di Washington
Come un allenatore di football è finito al centro di un caso di libertà religiosa

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Dopo aver diviso l'America sul terreno rovente della libertà religiosa, il caso di un assistente allenatore di football americano, a livello liceale, licenziato per aver pregato a metà campo dopo la fine di ogni partita è approdato a Washington. La questione davanti alla Corte Suprema è se le preghiere sul campo di coach Kennedy siano protette dalla diritto alla libertà religiosa garantito dal Primo Emendamento, o se violino lo stesso Primo Emendamento promuovendo la sua religione.

Ha preso il via oggi davanti ai togati di Washington l'esame di "Kennedy contro Bremerton School District", la causa intentata da Joseph Kennedy, allenatore della squadra di un liceo vicino a Seattle, che al momento dell'assunzione, si era prefisso di inginocchiarsi "sul terreno della battaglia", per "rendere grazie a Dio di ogni incontro, sia in caso di vittoria che di sconfitta".
Kennedy è stato licenziato dal board delle scuole del distretto dopo esser stato ammonito a non mescolare sport e religione. Ed è un paradosso, ma entrambe le parti sostengono, sia pure da sponde opposte, che il caso rimette in gioco la libertà di fede. L'ex assistente allenatore di football della Bremerton High School, Joseph Kennedy ha affermato alla tv americana Espn di non aver mai voluto diventare un simbolo della destra religiosa, o che il suo nome fosse menzionato da figure politiche tra cui il senatore Ted Cruz e l'ex presidente Donald Trump.

Kelly Shackelford, presidente del First Liberty Institute che rappresenta il coach, afferma che una vittoria per Kennedy sarebbe "una vittoria per tutti" che si limita a riaffermare il Primo Emendamento sulla liberta di espressione. Mentre per Rachel Laser di Americans United for Separation of Church and State, a nome del distretto scolastico, se il coach dovesse aver partita vinta "sarebbe una radicale revisione di decenni di
norme che proteggono la libertà religiosa degli studenti".

La Corte Suprema dovrebbe decidere entro la fine di giugno: data la nuova maggioranza di giudici conservatori, è assai probabile che i "togati" si pronuncino a favore del coach, ma è anche assai possibile che usino il caso per rivedere il ruolo della religione nella vita pubblica in America affrontando temi importanti e controversi, a partire dalla preghiera nelle scuole. Secondo Espn, l'impatto più ampio del caso dipenderà dal fatto che i giudici considerino le preghiere di Kennedy come espressioni private di ringraziamento o spettacoli pubblici.

Le parti hanno offerto finora resoconti diversi di come sono andate le cose. Se il coach sostiene di aver chiesto di poter pregare da solo e in silenzio, sia pure sul campo di gioco, agli occhi del board il suo gesto pubblico e il suo stato di leader della squadra rappresentava una forma di pressione sugli studenti a prescindere dalla loro fede e dalla loro volontà di pregare.
Kennedy afferma di esser stato ispirato a pregare sul campo da un film del 2006, "Facing the Giants", in cui il coach di una squadra si inginocchiava come avrebbe fatto lui per anni a fine partita. È la seconda volta che la sua storia approda alla Corte Suprema. Nel 2018 i giudici rifiutarono di affrontare il caso anche se quattro di loro - Samuel Alito, Clarence Thomas, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh - espressero all'epoca simpatia per la posizione del coach.

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