giovedì 17 febbraio 2022
Con la morte della donna, a 93 anni, si è estinta la lingua del popolo più australe del pianeta, decimato dalle malattie dopo l'arrivo degli europei in Terra del Fuoco nell'Ottocento
Cristina è morta a 93 anni

Cristina è morta a 93 anni

COMMENTA E CONDIVIDI

Con lei spariscono le parole. Almeno quelle della lingua Yagán. Perché Cristina Calderón, 93 anni, era l’ultima a parlare l’idioma del popolo indigeno più australe del pianeta, scomparso dopo aver abitato per oltre 6mila anni la Terra del Fuoco. Con la conquista della regione, avvenuta alla fine dell’Ottocento, arrivarono le malattie portate dai nuovi arrivati: dei 3mila nativi ne rimanevano, cinquant’anni dopo, 130. All’inizio del millennio se ne contavano appena tre, tra cui Cristina. Per questo, la donna era stata dichiarata “tesoro vivo” dell’umanità dall’Unesco e dal governo cileno. La sua morte, ieri, a Villa Ukika, nell’estremo sud del Cile, ha causato commozione nell’opinione pubblica.

La lingua degli antichi navigatori del Canale di Beagle è estremamente complessa: la compongono ben 32.400 vocaboli, un’enormità rispetto ai 5mila degli idiomi standard. Proprio per tale ragione, nemmeno i sette figli della donna la padroneggiano in modo fluente. Alla difficoltà, inoltre, si somma lo stigma esistente nei confronti dei nativi, che portava questi ultimi a “dimenticare” lingue e tradizioni. Fino alla fine, Calderón si è impegnata a conservare a trasmettere la cultura Yagán. Un lavoro intensificato ancor più dopo la scomparsa, nel 2003, della sorella Ursula. «Non ho più nessuno con cui parlare», aveva spiegato. Da qui la scelta di incidere un Cd con la sua voce, realizzato con la nipote, Cristina Zárraga, insieme al dizionario dalla lingua indigena allo spagnolo. Le “due Cristine”, inoltre, hanno scritto un libro di miti popolari Yagán, dal titolo “Hai kur mamasu shis” (Voglio raccontarti una storia). La figlia, Lidia Calderón, tra gli esponenti dell’Assemblea Costituente, si è impegnata a proseguire il lavoro della madre di preservazione della memoria ancestrale.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: