martedì 13 dicembre 2022
Il Cremlino respinge l'offerta negoziale rilanciata dal segretario di Stato vaticano
La gente nel buio di Odessa prova a farsi luce con le torce. Dopo i raid russi sugli impianti elettrici, i blackout in Ucraina sono continui

La gente nel buio di Odessa prova a farsi luce con le torce. Dopo i raid russi sugli impianti elettrici, i blackout in Ucraina sono continui - Reuters

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Una risposta secca e sprezzante, arriva da Mosca alla nuova disponibilità arrivata ieri dal cardinale Pietro Parolin a ospitare in Vaticano colloqui di pace tra Mosca e Kiev. «Temo che i fratelli ceceni e buriati, oltre a me, non lo apprezzerebbero. Per quanto ricordo, non ci sono state parole di scuse dal Vaticano», è la dura replica affidata alla portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, riportata dalla Tass. Le denuncia di crudeltà operate dai soldati buriati e ceceni in Ucraina venuta da papa Francesco, dopo la replica venuta, il primo dicembre, dal ministro degli Esteri Sergeij Lavrov, diventa ora il pretesto per rispondere con una vera e porta chiusa in faccia alle parole del Segretario di Stato vaticano a margine di un incontro sulla figura di Giorgio La Pira, incessante operatore pace.

Rispondendo a una domanda sull’apertura di un negoziato, aveva detto: «Crediamo che il Vaticano potrebbe essere terreno adatto. Abbiamo cercato di offrire possibilità di incontro per tutti e di mantenere equilibrio in tutto questo. Ci siamo riusciti? Difficile saperlo, ma credo che la volontà è quella di offrire uno spazio in cui le parti possano incontrarsi e avviare dialogo senza precondizioni», aveva insistito, pur dovendo riscontare che «ad oggi, non ci sono molte condizioni per dialogare». Perché, aveva aggiunto, «una pace che nasce dalla vittoria, costerà un prezzo enorme. Non vorrei si realizzasse quello che dicevano gli antichi romani: “Ubi desertum faciunt, ibi pace appellant”. Noi vogliamo una pace dove fioriscono diritti e giustizia» aveva osservato. Si era poi soffermato sulla commozione del Papa a piazza di Spagna: «In tanti sono rimasti colpiti. Riuscirà a fare breccia? Speriamo, a volte le lacrime riescono a smuovere anche i cuori induriti. Ma, ad oggi, non si vedono sviluppi degni di menzione», aveva aggiunto. Poche ore e le parole dettate da Mosca in replica fanno calare il gelo tornando indietro, all’intervista rilasciata dal Papa al magazine dei gesuiti America, in cui definì ceceni e buriati «la parte più brutale delle truppe russe in Ucraina». Dopo la reazione a caldo dell’ambasciatore russo preso la Santa Sede Avdeev e la dura la reazione del ministro degli Esteri Lavrov il caso sembrava superato e da Mosca, e alle parole di Parolin, trapelava un timido interesse poi smentito seccamente dalla dichiarazione dettata alla Tass.

All’incontro promosso a Roma dalla Fondazione La Pira in occasione dell’uscita dell’opera in tre volumi Giorgio La Pira. i capitoli di una vita la figura del “sindaco santo” era stata evocata proprio in relazione al conflitto in Ucraina. Un «profeta di pace disarmato», lo aveva definito Parolin, ricordando il suo lavoro, in piena guerra fredda, a dare seguito agli accordi di Helsinki del 1975, promuovendo personalmente il dialogo con Mosca, tenendosi sempre in stretta relazione epistolare con Paolo VI. «Era convinto che nella cultura dei popoli c’era un insopprimibile desiderio di pace su cui lavorare». E in nome della «fratellanza universale» di cui la Chiesa è espressione portò avanti una sorta di personale «diplomazia parallela», la definisce Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, spesso connotata con la stessa espressione.

L’uomo che mise il suo zampino in tanti processi di pace dentro la guerra fredda, dalla crisi di Hanoi e in quella di Suez, ne è certo Romano Prodi, qualcosa si sarebbe inventato anche in questa drammatico conflitto. Con il suo «realismo cristiano», ipotizza l’ex presidente della Commissione Ue, «sarebbe andato a piedi a Mosca, ma sarebbe passato «prima da Pechino e Washington» preparare il terreno. Ma l’originalità dell’Europa e dell’Italia dentro la Nato, nel Mediterraneo e nei rapporti con l’Est, su cui poggiò l’utopia di La Pira «è stata gravemente trascurata in questi ultimi anni», riscontra Parolin con amarezza.

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