lunedì 23 settembre 2013
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L'area di Kohati, dove si è verificato l'atto terroristico, ha una lunga tradizione di convivenza tra musulmani e cristiani di cui le tre chiese (Ognissanti, San Michele e San Giovanni) si sono fatte interpreti e testimoni. Addirittura, quella di San Michele condivide un muro perimetrale con una grande moschea.
La chiesa di Ognissanti, teatro della carneficina di ieri e che a ricorderà i 130 anni dall'apertura, è nata per seguire le esigenze di fede di una consistente comunità cristiana, tradizionalmente famiglie di spazzini e manovali alle dipendenze della guarnigione britannica di questa città di frontiera. Edificio famoso, quello che è stato teatro ieri del più sanguinoso attentato anti-cristiano della città. Nato come espressione di una volontà di dialogo in tempi in cui i rapporti con la maggioranza musulmana erano meno inquinati dai fondamentalismi e, insieme, erano moderati  dalle armi delle truppe coloniali. L'intera struttura, bianca e slanciata, dotata di cupola e un campanile simile a un minareto, ha la struttura di una moschea, se si esclude la pianta a croce. Anche colori, decorazioni e forme – tutti dovuti a artigiani musulmani locali - sono di quanto più vicino alla tradizione islamica. Al punto da usare come elementi decorativi brani biblici scritti in persiano e nella locale lingua. Pashtu, entrambe scritte con caratteri arabi.
 
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