martedì 15 ottobre 2019
Il Tribunale di Madrid ha deciso pene tra i 9 e i 13 anniper i leader indipendentisti. Riattivato l’ordine di arresto europeo per Puigdemont, che parla di «vendetta»
Il caos allo scalo di Barcellona. Cancellati 108 voli per la protesta dei catalani contro le pesanti sentenze  di condanna dei loro leader  (Ansa)

Il caos allo scalo di Barcellona. Cancellati 108 voli per la protesta dei catalani contro le pesanti sentenze di condanna dei loro leader (Ansa)

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Non era sul banco degli imputati. Ma la sentenza del Tribunale Supremo di Madrid contro i leader indipendentisti, con le pesanti condanne per sedizione e malversazione per il referendum secessionista e l’effimera dichiarazione di indipendenza nell’ottobre 2017, ha avuto effetti immediati su Carles Puidgemont.

Oltre a suscitare un’ondata di proteste in Catalogna. Nei confronti dell’ex presidente della Generalitat, fuggito due anni fa a Waterloo, dove guida un “consiglio della repubblica” in esilio, il giudice istruttore Llarena ha riattivato un euro-ordine di arresto per gli stessi reati. Mentre per gli altri sei ex “conseller” riparati a Bruxelles, Scozia o Svizzera, li valuterà nei prossimi giorni. «Una vendetta», ha commentato Puidgemont. Nelle 493 pagine del verdetto, notificato ieri, la Corte ha escluso per i 12 dirigenti processati l’accusa più pesante di ribellione, Perché, pur dando per provato la violenza, questa non fu «strumentale, funzionale, preordinata» e sufficiente «per imporre l’effettiva indipendenza della Catalogna ».

Me nemmeno fu «solo una manifestazione o un atto di massa di protesta» senza rilevanza penale, perché si trattò di «una sollevazione tumultuosa fomentata dagli imputati ». Che – è la tesi del Tribunale – ingannarono i cittadini, sapendo «che quello che si offriva come esercizio legittimo del diritto a decidere non era altro che un’esca per una mobilitazione, che non sarebbe mai sfociata nella creazione di Ansa uno Stato sovrano», ma «serviva solo a fare pressione sul Governo della nazione per negoziare ». Nella sentenza, la Corte situa l’inizio della sedizione nell’approvazione delle leggi di “disconnessione” dallo Stato, il 6 e 7 settembre 2017. Quanto alle manganellate nei seggi, viene avallata l’azione di polizia e guardia civile, «che si videro irrimediabilmente forzati ad agire come agirono».

Le reazioni alle dure condanne – 13 anni per l’ex vicepresidente Oriol Junqueras, e fra 9 e 12 anni per gli altri otto ministri’ e dirigenti detenuti, mentre i tre a piede libero sono stati multati per disobbedienza – sono state fulminee. «Un insulto alla democrazia» e «un errore storico» l’ha definito Quim Torra, il presidente del governo catalano, che ha denunciato fin dall’inizio «la natura politica» del giudizio. E ha reclamato un incontro con Pedro Sánchez e il re Felipe VI, mentre l’indignazione si riversava in piazza. I manifestanti hanno bloccato l’aeroporto di El Prat, con tensioni sfociate in cariche di polizia, che hanno provocato 37 feriti. Bloccati anche i collegamenti di Alta Velocità a Girona e le vie di accesso a Barcellona.

Da Madrid, il premier a interim socialista si è fatto «garante del pieno rispetto» della sentenza, allontanando l’ipotesi di un indulto per i leader indipendentisti, per non dare ali all’opposizione. Sánchez ha poi contattato i leader di Pp, Casado, di Ciudadanos, Rivera e di Podemos, Iglesias, per concordare eventuali «misure eccezionali», incluso un nuovo commissariamento della regione. La reazione al verdetto, avvertita anche sui mercati, sarà decisiva per il futuro di Catalogna e Spagna, nella grave crisi politica e alla vigilia delle elezioni anticipate al 10 novembre. La politica influirà in maniera decisiva nell’amministrazione delle pene per i condannati, che potranno accedere ai benefici di legge dopo aver scontato metà delle condanne. Ma, se l’indipendentismo insisterà sulla via unilaterale, è probabile che tardino a ritornare in libertà.

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