giovedì 22 luglio 2021
Raccolti 306mila euro con l’iniziativa promossa da «Avvenire»: decine di interventi nel mondo per gli «invisibili» del lockdown. È nato così un nuovo laboratorio internazionale
 Un aiuto lungo un anno: «Oggi il Pane quotidiano è il vaccino»
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Covid-19 è stato un ground zero anche per il volontariato internazionale e, mentre la lotta contro la pandemia non è certo finita, la campagna «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» lanciata un anno fa da Caritas italiana e Focsiv, fa un primo bilancio, economico e soprattutto operativo. Sono stati raccolti, dall’8 luglio 2020, più di 306mila euro, grazie a 1.263 donazioni, in gran parte fra i lettori di Avvenire: una media di quasi 250 euro a donazione, segno di una mobilitazione popolare in nome della solidarietà internazionale più che mai globale.

Così «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» – prima campagna di solidarietà che ha riunito in un unico progetto i volontari internazionali di Focsiv e Caritas Italiana – con i suoi 64 punti di intervento in quattro continenti si scopre pure laboratorio sul campo che, dal basso, mette in atto quella solidarietà integrale che quest’epoca di pandemia ora ci impone di riprogettare. L’intenzione, ancora prima che iniziasse il dibattito sui brevetti per i vaccini, era di soccorrere quel popolo di invisibili generato la pandemia, indipendentemente dal fatto che il contagio avesse colpito in modo rilevante o meno: lavoratori informali e precari, famiglie che vivevano grazie alle rimesse di “bread winner” in grandi metropoli occidentali, di colpo costretti a ritornare a casa.

Una bomba ad orologeria che le sole statistiche non riescono a fotografare: nel 2020 secondo il rapporto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu sono stati persi 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, mentre 120 milioni di persone sono stati spinte verso la povertà. Vale la pena ripercorrere alcuni degli interventi finanziati da «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» per associare volti e storie a queste statistiche, e dimostrare una capacità di intervento, anche quando l’Italia era il cuore della pandemia in Europa.

A Panciù, in Romania – estremo lembo dell’Unione Europea – il centro Pinocchio, gestito da Ibo, è stato per le famiglie Rom l’unico aiuto durante il lockdown trasformando il centro sociale in un dispensario ambulante per distribuzione di aiuti alimentari alle famiglie tutte occupate in modo informale nell’agricoltura o nell’edilizia. In Indonesia, sull’isola di Nias, casa Alma sostenuta da Caritas italiana, ha continuato a dare cure ai circa 70 disabili ospitati nella casa famiglia recuperando, spesso in modo fortunoso, tablet e pc. E soprattutto, appena il lockdown si è allentato, i gruppi di sostegno alla disabilità sul territorio si sono trasformati nell’unico presidio sanitario in grado di distribuire gel e mascherine e dare istruzioni sul distanziamento fisico alla popolazione. A Medellin il Centro Giovanile San Giovanni Murialdo, sostenuto da Engim, è stata l’unica possibilità di istruzione per 900 ragazzi privi di connessione che, a gruppi contingentati, potevano svolgere e poi inviare i compiti a scuole con il portone sbarrato.

E in Burkina Faso, proprio grazie alla campagna, l’ong Aes-Ccc di Padova è riuscita ad avviare un partenariato con Caritas Tenkodogo per proseguire durante la pandemia un progetto di prevenzione della malnutrizione per giovani madri e operatori sociali. Ora che “il vaccino è il nuovo pane quotidiano della solidarietà”, la campagna continuerà per consegnare, assieme al pane una dose nelle favelas di Medellin, sull’isola di Nias e a Pamciù. E intanto, questo l’intento di Caritas e Focsiv, si sarà creata una rete di solidarietà internazionale.

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