mercoledì 7 novembre 2018
Un commando aveva preso d'assalto la scuola secondaria presbiteriana di Nkwen. Nel Paese si combatte una guerra strisciante e sanguinosa con la minoranza anglofona che chiede l'indipendenza
La foto pubblicata dal Journal du Cameroun

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Sono stati liberati i 79 alunni cristiani che erano stati rapiti lunedì a Bamenda, nella regione camerunese anglofona del nord-ovest. Lo ha riferito il ministro della Comunicazione, Issa Tchiroma Bakary.

Il rapimento lampo, il più ingente dall'inizio della crisi anglofona, si è verificato poche ore prima del giuramento di Paul Biya per il suo settimo mandato come capo di stato. Il 6 novembre, durante il suo giuramento, il presidente Biya ha chiesto ai separatisti di deporre le armi, altrimenti avrebbero affrontato «la determinazione delle nostre forze di difesa e sicurezza».

Il rapimento dalla scuola presbiteriana

Lunedì il rapimento era stato confermato al Journal du Cameroun dalle autorità locali, secondo cui un commando di uomini armati non identificati aveva preso d'assalto la scuola secondaria cristiana presbiteriana di Nkwen. Gli studenti erano stati portati via insieme al preside della scuola, a un autista e a un docente dell'istituto. Il governatore della regione, Adolphe Lele Lafrique, aveva confermato il rapimento. Gli studenti hanno un'età compresa tra gli 11 e i 17 anni. I rapitori chiedevano non un riscatto, ma la chiusura della scuola, secondo quanto riferito dal reverendo Samuel Fonki Forba, a capo della chiesa presbiteriana camerunense.

Il separatismo anglofono in Camerun

In Camerun, ex colonia francese dell'Africa occidentale, è in atto una guerra strisciante dal 2016, da quando cioè le due principali regioni di lingua inglese, quella nord-occidentale e quella sud-occidentale, hanno annunciato la volontà di separarsi dal resto del Paese, per costituire una nuova nazione. In particolare, quella del nord-ovest è una regione ad alto rischio, sia per le incursioni del gruppo islamista Boko Haram sia per il conflitto che contrappone il governo di Yaoundè ai gruppi secessionisti radicati nelle regioni anglofone.

Il Camerun anglofono, situato nell’ovest del Paese al confine con la Nigeria, reclama la sua indipendenza. Le regioni del Nord-Ovest e del Sud-Ovest, popolate dal 20 per cento dei 23 milioni di camerunesi, sono sotto coprifuoco. I mezzi privati possono viaggiare solo durante il giorno, mentre le moto sono state bandite dalle strade di alcuni distretti giorno e notte. «Abbiamo adottato queste direttive per ragioni di sicurezza – aveva detto nei mesi scorsi Adolphe Lele Lafrique, governatore del Nord-Ovest, dopo che tre gendarmi e una ventina di separatisti erano rimasti uccisi in uno scontro a fuoco nella località sud-occidentale di Mundemba Ndiam –. Chiunque non rispetterà tali misure sarà punito secondo la legge e le norme in vigore».

Nel 2017, Biya, al potere dal 1982 e candidato per le elezioni di questo ottobre, aveva bloccato l’accesso a Internet nella zona anglofona per cinque mesi. Nonostante alcuni segnali di blanda riconciliazione, da Yaoundé l’ordine è sempre stato di «fermare ogni tentativo di secessione», per quanto piccolo sia.

Secondo gli analisti, le due regioni occidentali, ricche di petrolio, gas, legname e prodotti agricoli, assicurano il 60% del Pil camerunese, e rappresentano una fonte troppo importante per Yaoundé. Le amministrazioni anglofone sono dominate dalla presenza di francofoni per mantenere il controllo del governo sul territorio. La popolazione anglofona sta protestando contro un processo di assimilazione forzata nel sistema francofono.

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