venerdì 16 giugno 2017
Il leader della Cdu parla dell'ex cancelliere tedesco scomparso a 87 anni
Helmut Kohl, scomparso a 87 anni (Ansa)

Helmut Kohl, scomparso a 87 anni (Ansa)

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«Senza di lui, la storia della Germania e dell’intera Europa sarebbe stata un’altra». Così Elmar Brok, 71 anni, con voce rotta dalla commozione, commenta ad Avvenire la scomparsa del gigante cristiano-democratico. «Gigante sotto ogni punto di vista, sovrastava tutti non solo per la sua altezza e fisicità ma anche per le sue capacità. Per me è stato un amico, un sostegno, un prezioso consigliere; ancora oggi a distanza di 20, trent’anni considero valide e determinati per la mia vita politica e personale le sue osservazioni, le sue intuizioni». Brok ha alle sue spalle una lunghissima carriera politica da Parlamentare europeo, oggi è capogruppo dei cristiano-democratici tedeschi (Cdu) al Parlamento Europeo e presidente della commissione per gli Affari esteri.

«Ho iniziato a lavorare a Bruxelles nel lontano 1980, quando l’Europa ancora non si chiamava Unione, quando ancora c’era il Muro di Berlino». Poi quel Muro cadde e soprattutto per volontà di Kohl si avviò la riunificazione delle due Germanie «e di conseguenza anche il processo di integrazione europea che ha portato l’Europa ad essere quella che è oggi». Secondo tanti rappresentanti della Cdu Helmut Kohl ebbe il coraggio di trasformare i sogni in realtà.

«I suoi sogni erano la riunificazione della Germania e l’irreversibilità definitiva del progetto europeo, oggi quei sogni sono realtà». La riunificazione tedesca, secondo storici e politologi, ebbe inizio ad un mese dalla caduta del Muro quando Kohl pronunciò quel celeberrimo discorso di fronte al Bundestag. Brok seguì quel discorso da Bruxelles: «Ricordo il timore di alcuni leader europei, e anche il timore di molti politici tedeschi: temevano che la riunificazione non si potesse fare senza spargimento di sangue e conseguenze tragiche. Anch’io restai in silenzio di fronte a quel discorso. Ma Helmut si assunse le sue responsabilità ed i rischi che quella responsabilità determinava e mi sono sempre chiesto come abbia fatto. Egli sentiva non solo, come tutti i tedeschi, la tragica ferita della divisione del suo Paese, ma sentiva che il rischio doveva essere affrontato. Ed ebbe ragione».

Kohl è stato il cancelliere più longevo nella storia della Repubblica federale tedesca, 16 anni a capo del governo di Berlino dal 1982 al 1998. «Ogni politico in particolare cristiano-democratico, quindi io compreso, che abbia vissuto quell’epoca politica deve qualcosa a Kohl – prosegue Brok –. Oggi la Cdu, a mio modo di vedere deve molto a quello che ha fatto e deciso Kohl». È chiaro il riferimento all’attuale cancelliera e leader incotrastata della Cdu, Angela Merkel: «Lo ha anche detto lei con grande sincerità e umiltà, gli devo la vita.

Angela Merkel fu una straordinaria intuizione di Kohl. Anche in questo caso alcuni l’accolsero con dubbi e scetticismo, ma il tempo e la storia hanno confermato ancora una volta che aveva ragione». Brok poi parla del suo ricordo personale, privato di Kohl: «Circa due mesi fa è stata l’ultima volta che ho parlato telefonicamente con lui. Un anno fa l’ho visto per l’ultima volta, a causa della sua malattia ormai comunicava con grande difficoltà. Ma in passato abbiamo trascorso tantissime giornate insieme. Un uomo semplice con pochi formalismi, pragmatico anche nel privato parlava poco ma quello che diceva non era mai a caso. Come tedesco, come europeo, come amico posso e potrò solo e sempre dirgli grazie».

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