giovedì 14 aprile 2022
Il piano del premier britannico prevede anche il carcere a vita per gli scafisti. Sull'ipotesi di spedire in Ruanda i richiedenti asilo entrati illegalmente il premier dice: "Sarà un deterrente"
Johnson militarizza la Manica e deporta i migranti in Ruanda

Foto Ansa

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Calais-Londra-Kigali. È la rotta della deportazione degli immigrati irregolari messa a punto dal governo britannico per allentare la pressione alla frontiera marittima con la Francia. Il premier Boris Johnson l’ha presentata ieri nel Kent, la contea a sud dell’Inghilterra dove approdano ogni giorno centinaia di richiedenti asilo sopravvissuti alla rischiosa traversata del Canale della Manica. Per molti di loro, oggi, il viaggio proseguirà. Imbarcati su voli speciali del ministero degli Interni, i migranti partiranno alla volta del Ruanda, il Paese dell’Africa orientale che li ospiterà in attesa che le autorità valutino la loro domanda a entrare nel Regno Unito.

Neppure l’ex presidente statunitense Donald Trump era arrivato a tanto. L’idea di “delocalizzare” gli immigrati illegali in un territorio “off shore” era nell’aria da tempo. Si è parlato dell’isolotto di Alderney, nella Manica, delle basi britanniche a Cipro e dell’isola di Ascensione, nell’Atlantico meridionale. La scelta finale è invece ricaduta sul Ruanda di Paul Kagame, presidente da più di vent’anni additato dalle associazioni non proprio come un paladino dei diritti umani. L’accordo tra Londra e Kigali, presentato da Johnson come un esperimento, vale circa 120 milioni di sterline. A partire per il Ruanda, a più di 6mila chilometri da Londra, saranno per il momento solo gli uomini di età superiore ai 40 anni, ovvero il 70% degli arrivi complessivi che nel 2021 sono stati 29mila (8.404 l’anno precedente). Il «ricollocamento», se così lo si può chiamare, non è retroattivo: riguarderà infatti solo chi è arrivato illegalmente dal primo gennaio 2022.

Il premier ha sottolineato che la capacità di accoglienza del Ruanda è di «decine di migliaia di persone all’anno». La Bbcha invece stimato che non possa superare le 500 unità annue. L’intesa con Kagame è il cuore della stretta contro l’immigrazione che comprende anche la militarizzazione dei controlli nel Canale della Manica, con i marinai della Royal Navy a sostituire gli agenti della polizia di frontiera, e l’inasprimento delle pene previste per gli scafisti che rischieranno fino all’ergastolo. Il pacchetto, ostentato come un «grande deterrente», ha destato non poco clamore. Ci si chiede perché il governo debba sborsare migliaia di soldi pubblici per pagare voli internazionali verso il Ruanda ai migranti.

L’opposizione laburista lo ha bollato come «crudele» oltre che «impraticabile ed estorsivo ». Si vogliono «nascondere gli scandali» è stato il commento di tanti . Lo stesso titolare di Downing Street è consapevole che la via ruandese alla gestione dell’immigrazione possa essere contestata in tribunale perché non conforme alla Convenzione Onu sui diritti dei rifugiati. Immediato il parere contrario delle Nazioni Unite, mentre «inumano » è stato l’aggettivo usato dalla commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson.

Il sospetto, sollevato da più parti, è che l’esecutivo, imbarazzato dagli esiti del “Partygate”, abbia deciso di rispolverare la narrativa populista centrata sull’immigrazione, la stessa che ha fatto da cornice alla Brexit, per risalire la china del gradimento in caduta libera. Il premier si è difeso sottolineando che «la nostra compassione può essere infinita, ma non quella di aiutare le persone». Distinguo esaltato dall’annuncio che, dopo tante lungaggini, sono stati sbloccati 56.500 visti per i profughi ucraini. Poco più, però, della metà di quelli richiesti.

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