sabato 26 dicembre 2020
L'assalto degli islamisti alla vigilia di Natale nel villaggio di Pemi, nel Borno. Sequestrato un sacerdote e bruciata una chiesa. In un altro raid nella regione saccheggiate scorte di cibo
Un vecchio poster per la ricerca del leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, nel villaggio di Baga, nello stato nigeriano del Borno

Un vecchio poster per la ricerca del leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, nel villaggio di Baga, nello stato nigeriano del Borno - Archivio Reuters

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Mentre vanno chiarendosi i contorni del maxi-sequestro di studenti nello Stato di Katsina – liberati il 17 dicembre dopo sei giorni nelle mani di una banda criminale di Fulani – la Nigeria piange ancora per le vittime dell’attentato della vigilia di Natale a Pemi, un villaggio a maggioranza cristiana dello Stato nord-orientale del Borno. A entrare in azione uomini di Boko Haram, il gruppo islamista che da anni imperversa nella regione. «Hanno sparato indiscriminatamente e dato fuoco a una chiesa, a decine di abitazioni e rapito un sacerdote», hanno riferito fonti locali.

La cartina della Nigeria, il localizzatore rosso indica il villaggio di Pemi, nello Stato del Borno

La cartina della Nigeria, il localizzatore rosso indica il villaggio di Pemi, nello Stato del Borno - Google Maps

Almeno undici le vittime dell’attacco: sette persone sono state trovate senza vita nel villaggio, mentre altri quattro cadaveri sono stati poi individuati nella foresta circostante. I miliziani si sono anche impossessati di forniture mediche da un dispensario e di scorte di cibo che dovevano essere distribuite ai residenti per celebrare il Natale. Pemi si trova a poca distanza da Chibok, il villaggio dal quale nel 2014 Boko Haram prelevò oltre 300 studentesse. Nelle stesse ore, peraltro, un altro attacco è avvenuto contro la comunità cristiana di Garkida, nello Stato di Adamawa: anche qui sono state saccheggiate scorte di cibo e medicinali e appiccato il fuoco alle abitazioni, senza tuttavia fare vittime.

Un’ondata di violenze attesa, dopo che nei giorni scorsi era stato lanciato l’allarme per un’impennata di raid in concomitanza con le festività cristiane. Le agenzie di sicurezza avevano infatti avvertito di un aumento del rischio di attacchi durante il Natale. Nelle ultime due settimane nel mirino sono finiti anche gli studenti.

Nello Stato di Katsina l’11 dicembre erano stati sequestrati 344 alunni da una scuola. Subito si era pensato al coinvolgimento di Boko Haram, anche perché nelle ore successive era circolato un messaggio audio attribuito al leader del gruppo islamista, Abubakar Shekau, che rivendicava l’attacco. Dopo il rilascio degli studenti, sei giorni dopo, le autorità hanno chiarito che il sequestro non aveva invece a che fare con l’estremismo islamico: ad agire, infatti, una banda di criminali di etnia Fulani, pastori ed ex pastori seminomadi solitamente dediti a razzie e furto di bestiame. Il 20 dicembre, inoltre, la polizia ha sventato il rapimento di altri 80 studenti ancora nello Stato di Katsina.

Gli agenti, ha dichiarato un portavoce delle forze di polizia, sono riusciti a intervenire grazie all’allarme lanciato da una chiamata di soccorso, che ha avvertito di ragazzi portati via da una scuola islamica nel villaggio di Mahuta. Dopo uno scontro a fuoco con i rapitori, tutti gli studenti sono stati liberati insieme ad altre quattro persone che erano state catturate in precedenza. È tuttora in corso la ricerca dei rapitori in fuga, non ancora identificati.


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