martedì 1 dicembre 2020
Alle aziende che violano verrà fatta solo una multa
Bocciati due referendum su responsabilità e armi
COMMENTA E CONDIVIDI

Soltanto una vittoria «morale» per i promotori ma un doppio no come risultato finale dai seggi dei due referendum tenutisi domenica in Svizzera, dove sono stati bocciati il voto su «Imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente» e quello «Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico». Una doppia sconfitta mitigata in parte dal risultato ottenuto dal primo dei due quesiti: il referendum che chiedeva alle aziende svizzere di rispettare i diritti umani e gli standard ambientali internazionali anche all’estero ha infatti conquistato il 50,7 % dei consensi. Tuttavia, trattandosi di una modifica costituzionale, il testo avrebbe dovuto ottenere la doppia maggioranza del popolo e dei cantoni, mentre solo nove dei 26 cantoni e semi-cantoni della Confederazione hanno votato a favore. Un controprogetto meno esigente elaborato dal Parlamento entrerà ora automaticamente in vigore. La proposta sulle imprese responsabili era stata promossa da una vasta coalizione di Ong e associazioni e chiedeva alle aziende con sede in Svizzera di garantire il rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali riconosciuti a livello internazionale.

Queste aziende avrebbero dovuto effettuare controlli non solo sulle loro attività in Svizzera, ma anche su quelle delle loro filiali all’estero. Queste ultime, in caso di danno arrecato, avrebbero potuto essere citate per danni anche in Svizzera, sede centrale della società di appartenenza. Il controprogetto del Parlamento si limita a chiedere alle società interessate di presentare una relazione annuale su diritti umani e sull’ambiente. Dovranno inoltre dimostrare la dovuta diligenza e in caso di violazione è prevista una multa fino a 100mila franchi (92mila euro circa). Amari i commenti dei sostenitori dell’iniziativa referendaria: «Ora prenderemo in parola le società che durante la campagna hanno fatto promesse», ha affermato l’ex senatore e già procuratore ticinese Dick Marty, co-presidente del comitato dell’iniziativa. Marty si era impegnato nella campagna che puntava i riflettori sul comportamento di multinazionali con sede in Svizzera quali Glencore e Syngenta.

È invece con sollievo che Economiesuisse, che riunisce numerose imprese svizzere, ha accolto il verdetto. Per l’organizzazione il testo era fonte di grande incertezze per le imprese. Il progetto era inoltre osteggiato dal governo, dalla maggioranza del Parlamento e dei partiti di destra. Il percorso proposto dal referendum è stato respinto, ma non l’obiettivo a cui mirava, ha affermato la ministra della Giustizia Karin Keller Sutter. Anche Parlamento e governo sono favorevoli a imprese che rispettano gli standard ambientali e dei diritti umani all’estero, ha aggiunto. L’altro referendum, che puntava a vietare di finanziare i produttori di materiale bellico, è stato respinto sia dalla maggioranza dei votanti (57,45%) che da quella dei Cantoni. La modifica costituzionale promossa dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) è stata infatti accolta solo dai Cantoni di Giura, Ginevra, Neuchâtel e Basilea-Città.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: