sabato 7 novembre 2020
Il piano per i primi cento giorni alla Casa Bianca del presidente Dem: via il bando anti-islam varato da Trump, mascherine obbligatorie e più cure sanitarie
Ambiente, sanità, nucleare iraniano, lotta al covid: ecco il programma di Biden
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In quell’America investita per quattro anni dall’uragano Trump, quattro anni che hanno ridisegnato non solo il Paese ma anche il suo ruolo e i suoi rapporti con il mondo, Joe Biden pensa già ai suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca.

È un’America spaccata e confusa quella che il presidente democratico ha davanti, un Paese che è andato a votare come avesse davanti a un referendum sull’operato di Trump. E ora che, al netto dei lunghi ricorsi legali, le urne hanno parlato, Biden ha chiara in mente la propria strategia.

Sanità, clima, bando anti-islam, Nato, nucleare iraniano: le priorità sono tante, con l’obiettivo di mandare in soffitta l’ideologia dell’«America first» attuata dal repubblicano e marcare un forte segnale di discontinuità con l’Amministrazione uscente, con il ritorno al multilateralismo nelle relazioni internazionali.

«Porrò subito termine al bando anti-islam nel primo giorno di lavoro e lavorerò con il Congresso per approvare una legislazione sui crimini d’odio», la promessa lanciata lo scorso luglio da Biden.

Del «Muslim ban» – su cui s’intersecano le politiche dell’immigrazione e la lotta al terrorismo – Trump aveva fatto una bandiera. Subito bloccato dai ricorsi sull’incostituzionalità di un divieto d’ingresso per i cittadini di Paesi a maggioranza musulmana, il bando era stato più volte riscritto e lasciato infine in vigore dalla Corte Suprema. Ma per Biden quel divieto non ha ragione d’essere e ha anzi alimentato in questi anni «una costante pressione, insulti e attacchi» contro le minoranze tale da aggravare i crimini d’odio.

Occhi puntati anche sulla pandemia di coronavirus. Sull’agenda di Biden c’è l’immediato ritorno degli Usa nell’Oms, abbandonata da Trump perché accusata di essere troppo filo–cinese nella gestione della pandemia. Obiettivo del democratico è un taglio netto con il negazionismo e le posizioni anti–scienza e l’avvio di un piano nazionale per la lotta al coronavirus, con un consistente pacchetto di aiuti a famiglie e imprese in difficoltà. Nelle sue intenzioni c’è anche un obbligo nazionale dell’uso della mascherina, anche se toccherebbe poi alle autorità locali l’ultima parola sulla sua implementazione, e l’aumento di test e tracciamento dei contagi.

Anche sul fronte della lotta al riscaldamento globale la differenza rispetto a Trump è totale. «Oggi l’amministrazione Trump ha ufficialmente abbandonato l’accordo di Parigi sul clima. Ed esattamente tra 77 giorni un’amministrazione Biden vi rientrerà», aveva twittato il democratico nel giorno in cui gli Usa erano usciti formalmente dall’intesa nata per combattere a livello globale gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici. Biden è quindi pronto a rimettere gli Usa sulla traiettoria dei tagli alle emissioni inquinanti.

L’ex vice di Obama punta anche a far rientrare gli Usa in un altro importante accordo internazionale al fianco degli alleati Ue, quello sul nucleare iraniano, in base al quale Teheran aveva aderito a restrizioni sulle sue attività nucleari in cambio di un allentamento delle sanzioni economiche.

POLITICA INTERNA

Sul piano interno Biden, se sarà presidente, spingerà per l’estensione della riforma sanitaria Obamacare, per quattro anni sotto attacco da parte di Trump che ne ha limitato gli effetti, e per l’avvio di una riforma della polizia, con l’obiettivo di dare ascolto a quanti in questi mesi hanno protestato dopo le uccisioni di afroamericani per mano di agenti bianchi. L’intenzione è provare a pacificare un’America sempre più divisa e attraversata da proteste sociali e razziali, obiettivo non facile visto l’avversione di gran parte dei sostenitori di Trump verso il movimento Black lives matter.

L’incubo di Biden potrebbe essere però il Congresso. Se i democratici hanno mantenuto la Camera, i repubblicani continueranno ad avere il controllo del Senato rendendo l’ex vice di Obama un presidente «dimezzato», soprattutto in politica estera. Una situazione che potrebbe addirittura complicarsi nel 2022, visto che i risultati delle elezioni di metà mandato sono tradizionalmente «ostili» al presidente in carica. Ma c’è tempo, evidentemente, per pensarci già da ora.

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