venerdì 10 dicembre 2021
Al summit organizzato dagli Usa invitati 111 Paesi. Tra gli esclusi anche l’Ungheria. Dalla Casa Bianca 424 milioni per sostenere i media liberi. Draghi: «Italia schierata a difesa dei diritti»
Il presidente Usa Joe Biden, di spalle, parla al summit per la democrazia organizzato da Washington con oltre un centinaio di altri capi di Stato e di governo

Il presidente Usa Joe Biden, di spalle, parla al summit per la democrazia organizzato da Washington con oltre un centinaio di altri capi di Stato e di governo - Reuters

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Combattere la corruzione, difendere la libertà dei media e i diritti umani»: sono le priorità indicate ieri da Joe Biden al Summit per la democrazia, la due giorni virtuale organizzata dagli Usa alla quale partecipano rappresentanti di 111 Paesi, tra i quali non figurano né la Cina né la Russia né l’Ungheria di Viktor Orbán, unico Paese europeo escluso. Presente invece il presidente del Consiglio Mario Draghi, secondo cui, malgrado la crisi pandemica, «le nostre istituzioni sono rimaste forti ed efficaci. Abbiamo preservato lo Stato di diritto. Le nostre economie sono in forte ripresa grazie al sostegno senza precedenti fornito dai governi e dalle banche centrali».

Durante il suo intervento, Biden ha annunciato un’iniziativa della Casa Bianca a favore della democrazia e dei diritti umani da 424 milioni di dollari. L’iniziativa servirà «ad appoggiare le riforme liberali, la lotta alla corruzione, lo svolgimento di elezioni libere e i media indipendenti». Tra i partecipanti al Summit figurano Angola, Iraq o Repubblica del Congo, Paesi che l’organizzazione statunitense Freedom House classifica come non democratici. Fuori tra gli altri anche la Turchia, membro dell’Alleanza atlantica. Il governo Orbán ha spiegato il suo mancato invito con i suoi stretti legami con l’ex presidente Usa e fatto pressing sulla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen affinché non intervenisse al vertice per conto dell’Unione.

«Dobbiamo agire contro gli autoritarismi e per la protezione dei diritti umani. Restare fermi non è un’opzione», ha sottolineato ieri Biden, secondo cui «la metà delle democrazie in tutto il mondo ha registrato un declino negli ultimi dieci anni». Tra i Paesi in «arretramento» la Casa Bianca cita Brasile, India, Flippine e Polonia. Biden è parso deciso a mostrare come il sistema americano sia preferibile ai modelli più centralizzati, come quello di Cina e Russia, dove c’è poco dissenso, pur ammettendo che «nessuna democrazia, inclusi gli Usa, è perfetta».

Da parte sua, il premier Draghi ha evidenziato che va fatto «tutto il possibile per difendere i valori universali». «L’Italia – ha aggiunto – ribadisce il proprio impegno a rafforzare e a tutelare i diritti umani, soprattutto a favore dei più vulnerabili. Abbiamo stabilito dei piani d’azione nazionali per favorire ulteriormente l’uguaglianza di genere e l’inclusione sociale. E per combattere tutte le forme di intolleranza e discriminazione, comprese quelle fondate sull’orientamento sessuale». Draghi ha poi citato l’esperienza dell’Ue come «un ottimo esempio della resilienza delle democrazie». Nei momenti più bui della crisi pandemica, ha evidenziato, «abbiamo avviato il Next Generation Eu, un programma di riforme ed investimenti da 750 miliardi di euro finanziato attraverso un’emissione di debito comune. Abbiamo scelto di rimanere uniti e di condividere in maniera collettiva i costi della ripresa».
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