mercoledì 11 dicembre 2013
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Lo si può leggere come un ultimo tributo a Madiba. La stretta di mano fra Barack Obama e Raúl Castro durante le cerimonie allo stadio di Soweto avrebbe infatti strappato almeno un sorriso a Mandela. Gli Usa non hanno mai apprezzato la simpatia del leader sudafricano per i due fratelli Castro e la loro Rivoluzione cubana, e hanno esercitato non poche pressioni affinché prendesse le distanze da personaggi scomodi come Fidel o come il libico Gheddafi. «Ricordo il legame affettivo tra mio fratello e Mandela», ha evidenziato ieri Raúl Castro, aggiungendo che nel popolo cubano «scorre sangue africano».Ma le esequie del campione della lotta contro l’apartheid hanno creato lo scenario perfetto per incontri altrimenti impensabili. È stato il presidente americano ad avvicinarsi all’omologo cubano mentre si faceva strada verso il palcoscenico per pronunciare il suo discorso. Quindi ha allungato la mano al leader comunista, che la ha presa nella sua, sorridendo. L’inquilino della Casa Bianca non ha esteso la stessa cortesia all’attuale presidente sudafricano Jacob Zuma. L’unico altro precedente di una stretta di mano fra presidenti cubano e statunitense risale al 2000, quando Fidel Castro e Bill Clinton s’incontrarono nei corridoi delle Nazioni Unite. Oggi come allora non si può parlare di caso, ma di un’architettata coreografia studiata per creare un gesto simbolico. Anche se la Casa Bianca ieri ha negato che l’iniziativa di Obama fosse stata pianificata. In questi termini ha letto il saluto di Obama la stampa cubana, che ha auspicato che segni «l’inizio della fine dell’aggressione statunitense contro Cuba». L’isola caraibica ha appena ricevuto anche un altro regalo dall’estero, molto più concreto di una stretta di mano. Si è appreso ieri che Mosca e l’Avana avrebbero firmato un accordo per cancellare il 90% del vecchio debito cubano nei confronti dell’ex Urss, che ammonta a 32 miliardi di dollari. L’accordo, dopo 20 anni di controversia tra gli ex partner economici, era stato annunciato a febbraio durante la visita del premier russo Dmitrij Medvedev a Cuba, e secondo anonime “fonti diplomatiche russe ed europee” sarebbe stato finalizzato.
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