venerdì 7 aprile 2017
L'arcivescovo di Aleppo Jeanbart: i missili di Trump sbaglio strategico. Il vicario latino Georges Abou Khazen. La preoccupazione del cardinale Comastri e di Pax Christi
Spera nella pace. Una giovane vittima della guerra che si combatte in Siria (Ansa)

Spera nella pace. Una giovane vittima della guerra che si combatte in Siria (Ansa)

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C'è chi in Siria ci vive e da anni resiste al fianco della popolazione stremata dalle bombe governative ma anche dalla violenza jihadista legata al Daesh, ad al-Qaeda e ai gruppi armati salafiti. Cristiani che non approvano l'intervento di Trump perché temono che si possa tornare indietro.

L'arcivescovo greco-melkita di Aleppo: sbaglio strategico

Come monsignor Jean-Clement Jeanbart, arcivescovo greco-melkita di Aleppo, raggiunto dall'Agenzia Sir. A suo avviso la vicenda del “gravissimo attacco chimico a Idlib deve essere approfondita per accertarne le responsabilità” e il bombardamento successivo voluto dal presidente Usa Trump “credo sia stato uno sbaglio strategico. Non credo – afferma al telefono dalla città martire siriana – che il presidente Assad avesse bisogno di lanciare un attacco chimico dal momento che gode di una posizione di vantaggio sul campo di battaglia. In ogni caso dovranno essere condotte delle indagini serie per accertare le responsabilità. Chi è responsabile, dovrà renderne conto”.

La scelta di Trump di bombardare postazioni aeree siriane, aggiunge l'arcivescovo, “non la capisco e ritengo sia uno sbaglio strategico. Perché agire così velocemente, senza consultare nessuno? Forse non voleva che la Russia ponesse un veto alla
sua azione? Così facendo ha aggiunto morti ad altri morti, sei soldati siriani e nove civili del villaggio vicino la base militare colpita dagli Usa hanno perso la vita”.

Se prima era buio, ora il futuro è ancora peggio. Non sappiamo cosa altro potrà accadere. Quali altre reazioni dovremo subire – dice – le cose sembravano andare un po’ meglio, e qualche spiraglio di dialogo per trovare una soluzione politica sembrava aprirsi. Ma adesso? Speriamo che questo errore possa portare tutte le parti in lotta a riconsiderare le rispettive posizioni. Decidano seriamente di lavorare per la pace con soluzioni politiche e non con le bombe”.

Dello stesso avviso anche monsignor Georges Abou Khazen, vicario latino di Aleppo, per il quale “la decisione di Trump apre scenari inquietanti. Andava fatta un’indagine indipendente, ma c’è chi ha interesse a che questa guerra prosegua”.

Altre voci cattoliche si levano preoccupate in questo frangente molto rischioso per il prossimo futuro della Siria

Pax Christi: folle rispondere alla guerra con la guerra

"È un momento di smarrimento e di fortissima preoccupazione per ciò che ci può riservare il presente, già tragico, e il futuro. Qui non si tratta di crimini di guerra: la guerra è un crimine in sé". Lo dice all'Agenzia Sir don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, commentando l'attacco missilistico in Siria. "Abbiamo già detto che la prima vittima di ogni guerra è la verità - afferma -. Significa dimenticare cosa è successo in Iraq o in Abissinia: anche lì era stato usato il gas e gli italiani erano in piazza Venezia ad applaudire. Il grosso pericolo è che si torni a considerare la guerra come uno strumento percorribile". "Oggi l'informazione rischia di travolgerci nella follia di fare il tifo per una parte o l'altra", con il pericolo "di entrare in una logica calcistica per cui si tifa per Putin, per Trump, per la Turchia o per Israele".

"Questo atteggiamento - sottolinea - è pura follia: di fronte a una tragedia come la guerra non si può fare il tifo come nel calcio. Perché la guerra è morte e non può essere la strada, mai. A noi credenti e a tutte le persone di buona volontà è chiesto di fare l'impossibile per opporci alla logica: guerra contro guerra, violenza contro violenza, missili contro missili". Don Sacco invita a "stare attenti a non lasciarsi manipolare. C'è molto dolore e molte vittime perché ci sono grandi interessi, compresa l'industria delle armi e il petrolio. È facile che il potere politico, militare, manipoli le masse". Allora "dobbiamo lavorare sulle coscienze perché non ci si lasci intruppare da questa cultura dove sembra inevitabile rispondere alla violenza con la violenza. Ripartire dalle vittime per vedere la realtà con i loro occhi: con il dolore, la puzza, il sangue marcio. Perché questa è la guerra. Tutto il resto è morte, è distruzione".

Il cardinale Comastri: una sconfitta per l'Onu e per chi soffre

“La violenza non è mai una vittoria, non vince mai nessuno. La guerra è una sconfitta dell’umanità e non risolve i problemi. E’ nel dialogo che si risolvono i conflitti”. Lo ha detto il vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri, ospite di ‘Bel Tempo si spera’ su Tv2000, commentando il lancio di 59 missili degli Usa contro la Siria. (Guarda il video)


“L’Onu – ha aggiunto il card. Comastri - è nato dalla disperazione della Seconda Guerra Mondiale. Oggi purtroppo l’Onu non esiste più, è sconfitto il dialogo e non siamo più capaci di parlare. Le guerre si decidono a tavolino e chi decide di compierle non le soffre. Le guerre le soffrono i poveri, i piccoli, gli indifesi. Ecco perché la guerra non possiamo mai accettarla”.

I frati di Assisi: strage su strage, la guerra è il volto del male

"È guerra. È strage su strage. La guerra è il volto del male. Fermare la violenza è compito della comunità internazionale. È compito di tutti. Si risparmino vite umane e si garantiscano aiuti umanitari. Da Assisi si leva il grido di preghiera per tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo. L'auspicio è che prevalgano le ragioni della pace". Lo afferma il custode del Sacro convento di Assisi, padre Mauro Gambetti.

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