lunedì 30 dicembre 2019
Sabato un uomo ha ferito a colpi di machete esponenti della comunità ebraica di Monsey, vicino a New York. E domenica tre morti in una chiesa vicino a Dallas: l'attentatore ucciso dalle guardie armate
Manifestazione di solidarietà con la comunità ebraica a New York

Manifestazione di solidarietà con la comunità ebraica a New York - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Una Hannukah macchiata di sangue. Un uomo, armato di machete, la sera di sabato 28 dicembre è entrato in casa di un rabbino a Monsey, vicino New York, e ha seminato il panico durante le celebrazioni per la settimana giornata della Festa delle Luci. Il bilancio è di cinque feriti, tutti ebrei. L'incidente ha scosso la piccola comunità della cittadina a una cinquantina di chilometri da New York ed è tornato ad agitare con forza lo spettro dell'antisemitismo: l'episodio segue infatti le numerose denunce degli ultimi giorni per atti contro gli ebrei nella Grande Mela.

In tutto "13 episodi nelle ultime settimane" afferma il governatore di New York, Andrew Cuomo. Poi, arrabbiato davanti alla telecamere schierate davanti alla casa del rabbino ortodosso Chaim Rottenberg, sbotta: "Chiamiamo le cose con il loro nome, questo è un atto di terrorismo domestico". A Monsey Cuomo incontra il rabbino e la comunità cercando di offrire sostegno mentre proseguono le indagini della polizia, assistita anche dall'Fbi. Mentre per condannare l'attacco Cuomo parla di "cancro" che pervade la società e la politica, Donald Trump invita a unire le forze per "combattere, affrontare e sconfiggere la piaga dell'antisemitismo".

Il rabbino Chaim Rottenberg al centro

Il rabbino Chaim Rottenberg al centro - Reuters

Il panico nella casa del rabbino Rottenberg è scoppiato intorno alle 22 locali di sabato sera (piena notte in Italia), quando un uomo è entrato nella sua abitazione - limitrofa alla sinagoga - con il viso in parte coperto da una sciarpa. Ha estratto il machete e iniziato ad agitarlo, inseguendo alcuni dei presenti e colpendoli. Uno è stato colpito per ben sei volte, un altro è stato colpito in pieno petto, altri solo di striscio. Vani i tentativi di fermare l'aggressore, che ha cercato di entrare in sinagoga prima di fuggire alla guida della sua Nissan Sentra color grigio chiaro. La sua fuga però è durata poco: alcuni testimoni sono riusciti a leggere la targa della vettura e la polizia lo ha fermato circa un'ora dopo l'attacco nell'area di Harlem.

Manifestazione di solidarietà con la comunità ebraica a New York

Manifestazione di solidarietà con la comunità ebraica a New York - Reuters

"Era tutto sporco di sangue" ma si è consegnato agli agenti senza opporre resistenza quando è stato fermato, riferiscono alcune fonti. L'uomo è stato identificato in Grafton Thomas, afroamericano 37enne di Greenwood Lake, non lontano dall'area dell'attacco e dove gli agenti stanno ora concentrando le loro indagini. Nei suoi confronti le autorità presentano cinque capi di accusa, fra cui tentato omicidio e rapina. In tribunale, per la prima volta davanti al giudice, resta in silenzio: il suo avvocato si limita a dire "non colpevole".

Michael Dugandzic, l'assistente del procuratore della contea di Rockland, dove di trova Monsey, ripercorre i fatti davanti alla corte: "Nell'auto c'era un forte odore di candeggina: stava cercando di distruggere le prove". Il giudice ascolta e poi fissa in cinque milioni la cauzione.

La famiglia di Grafton Thomas, però, afferma che il suo congiunto soffre da tempo di disturbi mentali e "non fa parte di alcun gruppo di odio". Thomas "ha una lunga storia di disturbi mentali e ricoveri ospedalieri, non ha precedenti per atti violenti o condanne per reati" - ha puntualizzato la famiglia tramite una dichiarazione dell'avvocato Michael Sussman, ripresa dai media americani - "non ha un passato conosciuto di antisemitismo ed è cresciuto in una famiglia che rispetta tutte le razze e le religioni. Non fa parte di alcun gruppo di odio".

L'ennesimo episodio di violenza antisemita viene condannato in modo bipartisan e con toni duri. Il Centro Weisenthal lancia il suo appello direttamente a Donald Trump, al quale chiede di fermare gli attacchi ordinando all'Fbi di creare una task force.

"Quel che è troppo, è troppo" afferma il Centro Wiesenthal, sottolineando come "gli ebrei in America non devono avere paura per la loro incolumità quando si recano nei loro centri di preghiera". La comunità ebraica "ha bisogno di maggiore protezione" rincara la dose l'Anti-Defamation League. I candidati democratici alla Casa Bianca parlano di attacco vile e orribile: "non c'è posto per l'intolleranza nella nostra società" dicono a una sola voce.

Parole dure arrivano da Ivanka Trump, la figlia-consigliera del presidente americano, che è di fede ebraica. "L'attacco feroce a Monsey, è stato un atto di pura malvagità" twitta Ivanka. Poi incalza: "L'aumento della violenza antisemita a New York e nel paese riceve troppo poca attenzione da parte della stampa nazionale e troppo poca azione dai governi locali". Un riferimento, quest'ultimo, in linea con le recenti critiche di suo padre alle autorità di New York per l'incapacità di agire sull'emergenza dei senzatetto. Autorità, dal governatore al sindaco della Grande Mela, tutte democratiche. New York è anche lo stato di uno dei 'nemici' di Trump sull'impeachment, il senatore Chuck Schumer. L'incidente apre quindi un nuovo possibile fronte di scontro politico fra le democratica New York che boccia il presidente su tutti i fronti e la Washington di Donald Trump.

Spari in una chiesa, attentatore ucciso dalle guardie armate

Un altro gravissimo episodio di odio è avvenuto poche ore dopo l'agguato al rabbino in Texas. Ieri, domenica, un uomo armato è entrato in una chiesa e ha ucciso due persone. La sparatoria è avvenuta al momento della comunione, nella chiesa West Freeway Church of Christ, nella località di White Settlement, non lontano da Dallas. L'uomo armato era entrato in chiesa e si è seduto accanto agli altri fedeli; ma ad un certo punto, poco prima delle 11, si è alzato in piedi, ha tirato fuori un'arma e ha aperto il fuoco, colpendo due parrocchiani deceduti poi in ospedale.

La chiesa del Texas in cui è avvenuta la strage domenica 29 dicembre

La chiesa del Texas in cui è avvenuta la strage domenica 29 dicembre - Ansa

Sono stati due parrocchiani armati e che facevano servizio di sicurezza volontaria nella chiesa a replicare al fuoco e ucciderlo. Una delle due vittime era proprio una delle guardie di sicurezza che ha risposto al fuoco del killer, ha raccontato una fonte al New York Times. Ignote per ora le sue generalità e anche le sue motivazioni. "È stato fermato grazia alla rapida ed eroica azione delle guardie di sicurezza che erano all'interno della chiesa", ha spiegato il capo della polizia, J.P. Bevering.

Anche il vice-governatore, Dan Patrick, ha lodato la rapida reazione delle guardie di sicurezza "ben addestrate" e ha definito il loro eroismo"senza precedenti": "Hanno risposto rapidamente, nel giro di una manciata di secondi e la sparatoria è finita", salvando -ha aggiunto- "un numero indicibile di vite". Feriti anche un paio di fedeli che però hanno riportato solo lievi lesioni. Il governatore Greg Abbott ha condannato "il malvagio atto di violenza" in "luoghi dovrebbero essere sacri".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: