venerdì 8 ottobre 2021
Ci sono voluti quattro anni per arrivare all’assoluzione dall’accusa di avere promosso “la conversione forzata”
Giovani fedeli cantano alla Messa di Natale

Giovani fedeli cantano alla Messa di Natale - Archivio Ansa

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Ci sono voluti quattro anni per arrivare all’assoluzione dall’accusa di avere promosso “la conversione forzata”. Come pratica abituale in occasione del Natale da 25 anni, anche il 14 dicembre 2017 padre George Mangalapilly, aveva portato i canti della tradizione cattolica nel villaggio di Bhumkhar, nello stato di Madhya Pradesh.

Lui, un altro sacerdote e i 32 seminaristi che li accompagnavano erano stati aggrediti da un gruppo di estremisti indù appartenenti al movimento Bajrang Dal, fermati dalla polizia e il sacerdote che è parte del clero della diocesi di Satna di rito siro-malabarico era stato denunciato per un reato allora nemmeno previsto, dato che soltanto nel 2020 il Madhya Pradesh ha accolto nel suo ordinamento un’apposita legge contro la conversione religiosa estorta con la forza o con l’inganno che prevede fino a dieci anni di carcere per i trasgressori.

Una vicenda che ha accentuato il dibattito tra laicità dello stato come garantito dalla Costituzione e leggi intese a emarginare le minoranze utilizzando l’arma della conversione, pratica peraltro molto attiva tra l’estremismo indù che cerca di riportare nell’alveo originale i convertiti al cristianesimo e all’islam.

I tribunali locali di vario grado non sono stati in grado di arrivare a un giudizio definitivo e lo scorso anno l’Alta Corte del Madhya Pradesh ha chiesto l’intervento della Corte suprema che ha sentenziato a favore del sacerdote.

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