sabato 29 febbraio 2020
La madre cristiana sfuggita all’esecuzione per blasfemia in Pakistan racconta il carcere e il suo impegno «Verrò in Italia, ho il cuore pieno di gratitudine. Vorrei incontrare papa Francesco
La donna cristiana pachistana Asia Bibi con il presidente francese Emmanuel Macron all’Eliseo

La donna cristiana pachistana Asia Bibi con il presidente francese Emmanuel Macron all’Eliseo - Ansa

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Ripete di dover ancora «recuperare le forze fisiche», dopo un calvario durato quasi un decennio nelle prigioni del suo Pakistan natale, Paese che ha dovuto lasciare nel maggio dell’anno scorso, trovando provvisoriamente rifugio nell’Ovest del Canada, dove vive sotto falsa identità. Ma nell’ultima giornata del suo breve soggiorno in Francia, il primo per lei in Europa, è visibilmente fiera di essere stata accolta come un simbolo dei cristiani perseguitati in Pakistan, in particolare a proposito della drammatica legislazione sulla blasfemia, di cui dal 2009 è divenuta la vittima più celebre. Incontriamo Asia Bibi nella biblioteca della sede storica delle Missioni Estere di Parigi, venerabile istituzione che custodisce gelosamente l’eredità di quasi quattro secoli d’evangelizzazione in Asia e in altre contrade lontane.

Per lei Avvenire ha lanciato una campagna in Italia, ha raccolto firme e mantenuto un contatore quotidiani sui giorni trascorsi in cella.

È un’oasi di silenzio in cui la perseguitata cattolica originaria del villaggio d’Ittanwali pare pienamente a suo agio, dopo aver pranzato nel refettorio con vista su giardino assieme ai propri cari, incrociando seminaristi e giovani missionari di ogni contrada. Le occorre certamente rifiatare un po’, dopo una prima pioggia di flash giunta martedì scorso presso il Municipio di Parigi, dove ha ricevuto il titolo di cittadina onoraria della grande capitale, com’era già capitato a Nelson Mandela. Ma quando la incontriamo, Asia Bibi sa pure di dover varcare fra meno di due ore la soglia del palazzo più importante di Francia, l’Eliseo, dov’è in programma un incontro con il presidente Emmanuel Macron. Un faccia a faccia durante il quale Asia Bibi ha poi raccolto la disponibilità della Francia pronta ad offrirle l’asilo, anche se la perseguitata ha subito chiarito di non aver ancora preso una decisione definitiva: «Occorrerà un po’ di tempo, perché sono sofferente. Confermo di aver ricevuto l’invito del presidente della Repubblica e della Repubblica francese. Ne sono estremamente onorata. Ma per il momento, devo pensare innanzitutto ai miei figli e alla mia salute».

Asia Bibi durante l'intervista con Avvenire

Asia Bibi durante l'intervista con Avvenire - Daniele Zappalà

Innanzitutto, come si sente?
Molto bene, grazie, almeno rispetto a prima.

Ritiene che, nel bene e nel male, questi 10 anni l’abbiano cambiata?
Sì. Ho imparato a sentire interiormente la presenza di Dio e a comprendere quanto grandi siano i miracoli. Forse, non ho ben compreso tutto quello che mi capitava. Ma penso fino in fondo che Dio ha trasformato la mia vita in un miracolo.

Molti sono sorpresi dalla sua incredibile resistenza durante questo decennio di sofferenze. Come ha fatto a resistere?
Dio mi ha aiutato molto, mi ha dato pazienza in abbondanza. Oggi, penso che questo periodo è stato come un test nella mia vita. Era per me estremamente difficile lasciare i miei figli. Ma dopo tutti questi problemi, riemergo sentendomi forte nelle mie convinzioni e nella mia fede. Mi dico che ho superato questo esame, che ce l’ho fatta.

Ho imparato a sentire interiormente la presenza di Dio e a comprendere quanto grandi siano i miracoli. Forse, non ho ben compreso tutto quello che mi capitava. Ma penso fino in fondo che Dio ha trasformato
la mia vita in un miracolo


Lei ha dichiarato che vorebbe aiutare la giornalista francese Anne-Isabelle Tollet a sostenere altri cristiani vittime di accuse di blasfemia in Pakistan. Come prevede di farlo e che vorrebbe fare, soprattutto nell’attuale situazione di vita sotto protezione?
Innanzitutto, vorrei contribuire a lanciare l’allarme attraverso i media, dopo che i media hanno tanto amplificato il mio caso, in mio favore. Vorrei fare esattamente la stessa cosa anche per altre persone.

Ma potrà farlo, nelle condizioni di protezione imposte dalle minacce che continuano a giungerle?
Chiederò ai media di fare qualcosa per i prigionieri, esattamente come Anne-Isabelle ha fatto con me, scrivendo un libro. I media hanno sentito parlare del libro e penso che questo abbia molto aiutato. Penso che sia pure una responsabilità dei giornalisti d’aiutare gli altri prigionieri.

L’Italia è stata fra i Paesi occidentali che l’hanno più sostenuta. I suoi familiari hanno incontrato papa Francesco. Cosa vuol dire in questo momento all’Italia?
Ho il cuore pieno di gratitudine per l’Italia, poiché ha accolto i miei figli. Gli italiani mi hanno dato tanto amore e mi hanno aiutato molto. Dunque, vorrei ringraziare l’Italia. Quando ero in prigione, non sapevo chi mi aveva aiutato. Ma ho poi appreso fino a che punto l’Italia mi ha sostenuto, così come altri Paesi nel mondo intero. Dunque, vorrei dire grazie, un grande grazie all’Italia, dove ho capito di essere oggi una persona molto rispettata.

Spera di venire presto in Italia?
Sì, sì, certo. Vorrei incontrare il Papa, sarebbe meraviglioso. Sono quasi sicura che un giorno lo incontrerò, poiché ho avuto molto sostegno con la preghiera da parte di Sua Santità papa Francesco e dal suo predecessore, Benedetto XVI. Ero molto commossa quando ho appreso che papa Francesco e papa Benedetto XVI avevano pregato per me.

Al momento in cui è stata riconosciuta innocente, ha sentito che si trattava pure di un segno di speranza per tutto il Pakistan?
Sì, penso che una porta si è aperta, adesso, che il cammino è più chiaro.

Ma la gente, in Pakistan, ha davvero compreso?
Spero solo che Dio li guiderà e vorrei che il fanatismo scomparisse dal nostro mondo. Io ho già perdonato tutto a tutti coloro che mi hanno maltrattato. Li ho perdonati tutti.


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