venerdì 26 aprile 2013
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«Dovevamo accorgercene prima. E mettere mano a una rete di aiuti che consentisse a queste donne di essere accolte da noi con i loro bambini. I segnali di allarme c’erano e i danni non riguardano di certo i soli “orfani bianchi”». Sono anni che Maurizio Vescovi si occupa di problemi connessi al disagio psichico e sociale, più in generale di rapporti tra psichiatria e medicina generale. Buona parte dei pazienti che incontra quotidianamente è costituita da badanti.Dottore, non è un caso che queste persone vadano incontro a patologie depressive.La mia esperienza diretta mi porta a leggere certi problemi con gli occhi di queste badanti, di queste madri. Che vorrebbero vivere la maternità intensamente ma che devono fronteggiare la mancanza di quotidianità, la pienezza di questa condizione. Quando parli con loro dei rispettivi figli, che sono lontani, prevale la commozione, un accentuato senso di vuoto, una "presenza-assenza" che pesa tantissimo. Ma le conseguenze non possono essere di esclusiva competenza dei Paesi di origine.Perché?Perché il Paese ospitante non può chiudere gli occhi di fronte a un problema molto avvertito e che può portare centinaia di migliaia di minori a vivere esperienze drammatiche.Si riferisce a quei ragazzi romeni, ucraini o moldavi che, in concomitanza con la partenza dei genitori, delle mamme in particolare, manifestano rendimenti scolastici scadenti, comportamenti aggressivi e violenti, fenomeni di criminalità giovanile, abuso di alcol?Purtroppo chi prefigurava danni nei Paesi di origine prodotti da questa trasmigrazione, aveva ragione. Parlo anche da un punto di vista scientifico. Un recente studio, condotto con metodiche di neuroimaging attraverso risonanza magnetica, su un campione di minori che non gode di affetto paterno e materno, mostra che questi piccoli pazienti hanno aree cerebrali, in particolare l’ippocampo, più piccole. Voglio dire che anche il cervello va nutrito e va nutrito di relazioni. Anche le correlazioni neuroendocrine, neurotrasmettitoriali, a livello cerebrale, sono nettamente connesse con le relazioni umane. Questi bambini vengono dunque privati di un nutrimento essenziale per il loro normale sviluppo.Un tema, quello legato alla necessità dei bambini di avere una coppia genitoriale naturale, che di questi tempi non sembra andare molto di moda in certi ambienti culturali...Il papà, quando c’è, non basta. I minori vivono pesantemente l’assenza della figura materna. Che è figura di accoglienza, è amore, è abbraccio, è quotidianità che si consuma nelle manifestazioni affettuose ma anche nell’autorevolezza di una presenza che dà un significato di stella polare alle loro esistenza. È un problema grosso che ci dobbiamo porre anche noi. È giusto che se ne parli e tanto.Eppure questo problema sembra ancora poco avvertito.Anche perché abbiamo dimenticato in fretta che da più di 10 anni le badanti sono la prima risposta sociale a importanti bisogni di questo Paese: come il prendersi cura dei nostri anziani e di tante persone che soffrono di tante patologie, demenze in testa. Sinceramente credo che queste persone meritino più rispetto.
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