sabato 23 luglio 2022
L'ecologista Vladimir Slivyak, esule in Germania, denuncia: «Non c'è solo il gas. Rosatom, di fatto statale, ha un giro d'affari enorme, con clienti dalla Germania alla Slovacchia
La mega centrale di Zaporizhzhia

La mega centrale di Zaporizhzhia - Ansa

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Non solo gas e petrolio. «Per mettere fine la guerra in Ucraina, è necessario fermare l’industria nucleare di Putin». Ne è convinto Vladimir Slivyak, tra i più noti ambientalisti russi, fondatore Ecodefence, organizzazione pioniera nella lotta al cambio climatico e protagonista della prima protesta per denunciare gli impatti devastanti del carbone sulle comunità locali. Per la sua attività, iniziata ancora in era sovietica a Kaliningrad, Slivyak è stato insignito di numerosi riconoscimenti tra cui, l’anno scorso, il Right Livehood Award. Poco dopo, l’attivista ha dovuto lasciare il Paese. «La scelta era tra restare e smettere di lavorare. O andare all’estero per continuare a denunciare e difendere la natura e gli esseri umani», spiega l’ecologista via Signal dalla Germania, dove al momento risiede.


Tutti si concentrano sulle sanzioni nei confronti del gas russo. Pochi toccano la questione della dipendenza europea dal nucleare russo. In che cosa consiste quest’ultima?
Il cuore dell’industria nucleare russa è Rosatom, un conglomerato di 350 società di proprietà statale che gestisce sia la produzione civile sia quella militare. La compagnia offre forniture e tecnologia per reattori a prezzi concorrenziali. Una generosità affatto disinteressata. Rosatom è un’arma geopolitica attraverso la quale Mosca espande la propria influenza non solo in Paesi come Egitto e Turchia ma anche in varie nazioni europee.

Quali sono i Paesi d’Europa maggiormente legati a Rosatom?
Il suo giro d’affari, portato avanti dalla sussidiaria Tvel, va dalla francese Framatome alla tedesca Nulem alla ceca Skoda. Rosatom fornisce anche i vecchi impianti sovietici in Ucraina. Anzi quest’ultima – insieme a Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria e Slovacchia – è tra i Paesi del Vecchio Continente con maggiore dipendenza dal nucleare russo. Questo perché i suoi reattori hanno la possibilità di funzionare solo con le barre di combustibile di Mosca.

Rinunciarvi, dunque, è impossibile?
A meno di non pensare a un piano coraggioso, di lungo periodo, per rimpiazzare gli attuali reattori – che oltretutto utilizzano una tecnologia vecchia e, dunque, poco sicura – e sostituirli con fonti di energie alternative. Il che è di certo più economico che costruire nuovi impianti atomici. Questa guerra dimostra quanto l’ostinarsi a conservare un modello energetico altamente inquinante produca danni incalcolabili al pianeta e alla vita degli esseri umani. Senza idrocarburi e nucleare, Putin non avrebbe il potere che ha.

La guerra ora sta erodendo il consenso nei confronti dello zar?
Il sostegno reale a Putin non supera il 20 per cento.

Così poco? Eppure non sembra esserci una forte opposizione da parte della società civile...
La società civile è imbavagliata. Se è innegabile che non tutti i russi concordino con Putin, è ugualmente innegabile che tutti i russi sono terrorizzati da lui. Chiunque si oppone va in cella o in esilio. Tocca a noi che siamo all’estero alzare la voce per chi non può farlo in Russia.

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