mercoledì 19 gennaio 2022
Appello disperato della diocesi cattolica di Adigrat: da un mese ha sospeso gli interventi di emergenza perché nella regione manca tutto a causa del blocco degli aiuti. La Croce rossa conferma
La disperazione di due donne dopo un raid aereo su un mercato nel Tigrai, nel giugno 2021

La disperazione di due donne dopo un raid aereo su un mercato nel Tigrai, nel giugno 2021 - Ansa

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Corridoi umanitari per aiutare il popolo del Tigrai, dove è in corso una catastrofe umanitaria e una guerra aerea di intensità mai vista nell’Africa subsahariana.

La disperata richiesta di aiuto ancora una volta arriva dalla diocesi cattolica di Adigrat, che da dicembre ha dovuto sospendere le attività di risposta all’emergenza. È contenuta in una lettera datata 17 gennaio indirizzata a partner e donatori, firmata dalla commissione diocesana sociale e dello sviluppo. Una testimonianza chiave della comunità cattolica tigrina sulla situazione nello stato regionale dopo 442 giorni di guerra definita «genocida». Urla dal silenzio che avvolge il conflitto tra Addis Abeba, gli alleati Amhara e l’esercito eritreo contro le forze tigrine del Tplf.

Da giugno – si ricorda – proseguono gli attacchi «indiscriminati» dell’aviazione federale su villaggi e città tigrine con aerei, elicotteri e droni. La situazione è peggiorata dal blocco di servizi, dell’energia elettrica, dal blackout comunicativo e dal blocco dei trasporti. Dopo aver ricordato i massacri dei civili, la violenza di genere che ha distrutto famiglie e le vite di donne e ragazze, i milioni di sfollati e la devastazione dell’economia e delle istituzioni sociali, la lettera descrive gli effetti del blocco di fatto degli aiuti, ovvero carestia, malnutrizione, la morte per malattia di bambini, anziani e malati cronici. «Soprattutto la guerra ha privato la popolazione dei diritti umani fondamentali», aggiunge la diocesi chiedendo aiuto non solo materiale alla comunità cristiana, ma anche pressioni sull’Onu perché prevalga la linea del dialogo e sia consentito l’accesso agli aiuti attraverso corridoi umanitari per alleviare le sofferenze di milioni di etiopi in Tigrai e nelle altre aree del Paese.

L'entità della catastrofe in Etiopia è confermata anche dal Comitato internazionale della Croce rossa secondo la quale, come testimoniato ad "Avvenire" dai medici dell'Ayder hospital di Macallè, i sanitari che operano nello Stato regionale etiope stanno riciclando i guanti chirurgici e usando il sale per disinfettare le ferite data la carenza delle forniture sanitarie. L'organizzazione ha sottolineato anche la chiusura diffusa degli ospedali, nei quali è impossibile tenere i pazienti in vita data l'assenza di medicine, elettricità o acqua.

Anche nella confinante regione degli Amhara gli ospedali hanno chiuso i battenti per mancanza di farmaci.

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