martedì 20 dicembre 2022
"Fino a nuovo ordine". Nell'ultimo anno erano rimasti accessibili, sebbene con classi separate, gli atenei privati. Da oggi nemmeno più quelli
Studentesse nella scuola privata Ekhlas Center a novembre 2022

Studentesse nella scuola privata Ekhlas Center a novembre 2022 - Epa / Ansa

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Niente università per le donne. Se all'inizio dell'anno era stato consentito alle ragazze di frequentare le aule delle università private, sebbene divise dai loro compagni maschi, da oggi il governo dell'Afghanistan ha interrotto "fino a nuovi ordini" l'accesso delle donne a tutte le università, private e pubbliche, del Paese.

Lo si apprende da una nota del ministero dell'Istruzione superiore di Kabul visionata dall'emittente locale Amu e confermata all'emittente locale Tolo News dal portavoce del dicastero, Hafez Ziaullah Hashemi.

La vita per le donne è ogni giorno più difficile da quando nell'agosto 2021 i talebani hanno conquistato il potere. L'istruzione femminile è vietata dopo le elementari, dai 6 ai 12 anni, le università pubbliche inaccessibili e per le ragazze restavano sole gli atenei privati, con classi separate.

Tornando al potere, i talebani promisero di essere più flessibili, ma di fatto sono tornati in gran parte all'interpretazione ultra rigorosa dell'islam che aveva segnato il loro primo periodo al potere, fra il 1996 e il 2001. Le misure liberticide si sono moltiplicate in particolare nei confronti delle donne che sono state progressivamente escluse dalla vita pubblica e dall'istruzione. Con un inaspettato voltafaccia, il 23 marzo scorso i talebani hanno chiuso le scuole secondarie poche ore dopo la loro tanto annunciata riapertura.

Il ministro dell'Istruzione superiore, Neda Mohammad Nadim, ex governatore e comandante militare, nonché esponente della linea dura religiosa, è stato nominato responsabile dell'Università lo scorso ottobre e sin da subito aveva espresso la sua ferma opposizione all'istruzione femminile, definendola non islamica e contraria ai valori afghani. Per questo, la decisione comunicata oggi purtroppo non rappresenta una sorpresa.

Sin dal loro arrivo al potere, i talebani, dopo aver di fatto impedito alle donne di lavorare, nel marzo scorso avevano disposto la chiusura delle scuole femminili, in attesa di nuove direttive in accordo con la legge islamica. Direttive mai emesse, senza contare che senza aver frequentato le scuole superiori è di fatto impossibile accedere all'università. Il 7 maggio scorso è poi peraltro arrivato il decreto del leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhunzada, che ha imposto il velo integrale, che deve lasciare scoperti solo gli occhi (quando non si tratta del burqa, che copre pure quelli) quando una donna è fuori della sua casa.

Resta da vedere se ora le afghane accetteranno senza protestare l'ufficializzazione di quanto di fatto era già stato deciso. Ancora nel maggio scorso si era avuta notizia di una manifestazione a Kabul di alcune decine di donne che, prima di essere brutalmente messe a tacere e disperse da uomini della sicurezza in abiti civili, avevano scandito in strada slogan per rivendicare "pane, lavoro e libertà", e del "diritto ad andare a scuola".

In questo quadro, tre mesi fa migliaia di ragazze e donne avevano potuto sostenere gli esami di ammissione all'università in tutto il paese, anche se nell'ambito di radicali restrizioni sulla scelta dei corsi di studio, con veterinaria, ingegneria, economia e agricoltura vietate, e giornalismo severamente limitato. Senza contare le regole imposte a tutti gli atenei, tra cui aule e ingressi separati per uomini e donne. Di fatto, comunque, solo fumo negli occhi.

In un Paese con l'economia in ginocchio, privare le ragazze dell'istruzione secondaria significa tra l'altro una perdita di almeno 500 milioni di dollari l'anno, secondo un'analisi dell'Unicef diffusa lo scorso agosto, 12 mesi dopo la presa del potere da parte dei talebani. Un lusso che l'Afghanistan non potrebbe certo permettersi. Senza contare che gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali condizionano il riconoscimento formale del governo talebano - e quindi gli aiuti e la cooperazione - al miglioramento delle condizioni di libertà femminile.

E difatti una ferma condanna alla chiusura dell'università è arrivata proprio dagli Stati Uniti: "Questa posizione inaccettabile avrà conseguenze significative per i talebani e li allontanerà ulteriormente dalla comunità internazionale e negherà loro la legittimità che desiderano". Lo ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, aggiungendo che gli Stati Uniti condannano "nei termini più forti" la decisione dei talebani di vietare alle ragazze l'accesso all'università. "I talebani dovrebbero aspettarsi che questa decisione, che contravviene agli impegni che hanno ripetutamente e pubblicamente assunto con il proprio popolo, comporterà costi concreti per loro", ha aggiunto Price, nel corso di una conferenza stampa.


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