sabato 10 luglio 2021
I miliziani proclamano: «Controlliamo l'85% del Paese». E trattano con Mosca mentre prendono il controllo delle frontiere
Soldati dell'esercito afgano a un posto di blocco nella provincia di Herat. Ma i taleban stanno prendendo il controllo di molte aree, in particolare anche delle frontiere

Soldati dell'esercito afgano a un posto di blocco nella provincia di Herat. Ma i taleban stanno prendendo il controllo di molte aree, in particolare anche delle frontiere - Reuters

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Una cosa è sicura: in Afghanistan, i taleban stanno per tornare al potere. Rimane da chiarire se privilegeranno la via negoziale o tenteranno l’ultima spallata al fortino di Kabul. Per ora, a Mosca e a Doha, le loro delegazioni sembrano propendere per la prima ipotesi. Ma potrebbe essere una manovra dilatoria. Sul terreno, gli insorti stanno infatti testando le difese di Kabul, in vista di una battaglia tatticamente complicata. Il loro obiettivo, nell’immediato, è ghermire il maggior numero di distretti, per poi circondare le città. La strategia adottata, da loro ragione.

«Abbiamo in pugno l’85% del territorio» ha detto da Doha in Qatar Shahabuddin Delawar, funzionario dell’ufficio politico dei taleban. E stanno mettendo sotto assedio le ultime capitali provinciali che mancano all’appello. Hanno subito una battuta d’arresto solo nel capoluogo di Badghis, a Qala-i-Naw, nel nord. Altrove, stanno dilagando. Hanno in mano 26 dei 28 distretti del Badakhstan, amministrano due terzi di Takhar e a Kunduz il fronte cambia di ora in ora. Russia, Iran e Turchia sono corse ai ripari. Hanno chiuso i consolati nel nord e trasferito i diplomatici a Kabul. La situazione volge al peggio.

Dalla Cina arrivano commenti durissimi sul ritiro Usa, tacciato di «voltafaccia che tradiscono un Paese nel caos». E ormai Biden, anche a parole, manifesta imbarazzo. I governativi non controllano più le frontiere. Da ieri i taleban, hanno in mano i due terzi del confine con il Tagikistan, con 7mila militari russi e una base di Mosca. Dushanbe ha già chiesto l’assistenza dell’Armata rossa.

I taleban hanno conquistato anche due transiti doganali cruciali a nord-ovest di Herat, una provincia un tempo presidiata dall’Italia. Dall’altra parte del confine, l’Iran sta puntellando le difese. Ed è caduto anche un valico con il Turkmenistan. A tutti i confinanti, i taleban mandano messaggi concilianti. Si stanno concentrando sulla battaglia in corso. Pur disponibili ad un cessate il fuoco, isolano le città principali. Ne conquistano gli assi di comunicazione, così da evitare afflussi di rinforzi governativi.

La battaglia delle città provinciali deciderà il futuro. Se queste cadranno, come sta piano piano avvenendo, il governo Ghani potrebbe implodere. I taleban potrebbero allora aprire a un vero negoziato e a una transizione pacifica. Metterebbero le mani su Kabul senza spargimenti di sangue. Ovvio, detterebbero le loro condizioni, nonostante tutti si sforzino di ripetere che gli accordi di Doha sono «intangibili». Chi ha oggi il potere di fermarli?

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