venerdì 2 giugno 2017
Saliti a 100 i morti nell'attentato, oltre 600 i feriti. Accuse al Pakistan. Ordinata dal presidente Ghani l'esecuzione di 11 insorti legati alla rete terroristica
La carcassa dell'autobomba usata nell'attentato di Kabul (Ansa)

La carcassa dell'autobomba usata nell'attentato di Kabul (Ansa)

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Dopo la strage di ieri mattina a Kabul (il bilancio delle vittime ha superato il centinaio) i taleban dell'Afghanistan hanno negato ogni responsabilità e i servizi afghani hanno puntato il dito contro la rete Haqqani - già ritenuta responsabile di altri sanguinosi attentati in Afghanistan - e i servizi pachistani. Oggi, secondo una notizia anticipata da Tolo Tv, il presidente afghano Ashraf Ghani avrebbe ordinato l'esecuzione di 11 detenuti condannati alla pena di morte, tutti insorti del movimento dei taleban e della rete Haqqani. Il gruppo, che avrebbe le sue basi nel nordovest del Pakistan, solitamente non rivendica gli attacchi.

La convergenza Haqqani-Daesh


La temibile rete Haqqani è da sempre ritenuta "allineata" ad al-Qaeda e al movimento dei taleban, una galassia frammentata soprattutto dopo la morte del fondatore del gruppo, il mullah Omar. Uno dei due vice del leader dei taleban, Haibatullah Akhunzada, è Sirajuddin Haqqani, figlio di Jalaluddin Haqqani, tra i protagonisti della resistenza antisovietica e fondatore della rete Haqqani ritenuto molto vicino a Osama Benladen.

Oggi il timore degli analisti è una convergenza tra la rete Haqqani e il Daesh, ovvero il gruppo "Is-Khorasan", la costola afghana dell'organizzazione che ha rivendicato - secondo Site, il sito di monitoraggio dell e attività jihadiste sui social media - almeno 16 attacchi in Afghanistan solo nel mese di maggio, compreso quello delle ultime ore nei pressi dell'aeroporto di Jalalabad.

Oltre ai 100 morti, l’attacco messo a segno ieri a Kabul con un camion bomba, nella zona delle ambasciate, ha provocato il ferimento di oltre 600 persone. Ci sarebbe anche un numero elevato di dispersi. Oggi i soccorritori hanno continuato a lavorare alla ricerca di corpi o superstiti rimasti intrappolati tra le macerie.

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