giovedì 22 settembre 2022
Esauriti tutti i voli dalla capitale. Ma le compagnie russe non hanno venduto biglietti a uomini fra i 18 e i 65 anni
Il presidente russo Vladimir Putin

Il presidente russo Vladimir Putin - Ansa

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Non fosse che il piede al Cremlino lo mette sempre meno spesso, e sempre più mal volentieri, verrebbe quasi da definirlo un generale nel suo labirinto. Vladimir Putin è solo, e soprattutto, ha perso il polso del Paese. La mobilitazione parziale è stata decisa mentre tutte le alte schiere dell’esercito e del suo cerchio magico stavano cercando di dissuaderlo. E si tratta anche di un mezzo inganno. I militari – una parte dei quali è contraria alla guerra in Ucraina fin dall’inizio – da una settimana dicono al presidente che il conflitto è perso. Nemmeno chi questa mobilitazione parziale la dovrà finanziare è riuscito a convincerlo.

Negli ultimi tre giorni, Putin ha incontrato la governatrice della Banca Centrale russa, Elvira Nabiullina, ben due volte, anticipandole la sua decisione e imponendole di prendere tutte le contromisure economiche per sostenere il nuovo corso del conflitto. L’economista, molto stimata internazionalmente, ha risposto chiedendo di potersi dimettere, cosa che aveva già provato a fare tre volte. Stando a fonti che arrivano dal Cremlino, ci sono altre due grosse figure del governo pronte a lasciare. Una di queste potrebbe essere niente meno che il premier, Mikhail Mishustin, quello che, nei sogni del presidente, avrebbe dovuto dare un nuovo assetto all’economia nazionale. Non poteva mancare una componente di giallo. Il discorso di Putin doveva andare in onda martedì sera, già annunciato da tutti i maggiori media del Paese, ma all’ultimo momento il messaggio videoregistrato è stato posticipato nel cuore della notte, a vantaggio dei territori dell’Estremo Oriente o, come hanno ironizzato alcuni sul Web, di Pechino.

A ritardare la diffusione sarebbe stata un’indecisione all’ultimo momento del capo del Cremlino o, secondo altre voci, un violento attacco di tosse che gli avrebbe impedito di parlare. Poco dopo, sono arrivate le parole del ministro della Difesa, Sergeij Shoigu, forse l’unico fedelissimo rimasto in carico a Putin, che si è premurato solo di spiegare che fino a questo momento le perdite di parte russa sono «solo 6.000 a fronte dei 61mila della parte ucraina ».

Peccato che le proporzioni siano in realtà invertite, e il che il presidente lo sappia benissimo, visto che, proprio ieri mattina, è arrivato sulla sua scrivania un report che parla di 59.400 caduti, destinati ad aumentare con questa escalation del conflitto. Le regole di ingaggio sono molto generiche e i limiti di età per il reclutamento sono stati annullati a fine maggio. Il risultato è una mobilitazione totale mascherata, dove viene mandato a combattere chi prima si è cercato di passare alle armi in tutti i modi. Sono mesi che il Cremlino cerca di arruolare nuovi soldati, con scarsi risultati, cercandoli ovunque, dalle fabbriche ai centri commerciali, passando per le carceri. Un reclutamento incessante, soprattutto nelle regioni più povere del Paese, dove gli stipendi mensili offerti, particolarmente generosi, potevano esercitare maggiore interesse.

Adesso potranno arruolarsi anche i cittadini stranieri, che verranno ricompensati con la cittadinanza dopo 12 mesi. Chi può scappa. Poche ore dopo l’annuncio del presidente, i voli per Erevan e Istanbul erano esauriti, con biglietti fino a 10mila euro. Rimane da vedere se chi cercava di partire sia riuscito effettivamente a uscire dal Paese. Chi rientra fra le persone reclutabili, infatti, può essere trattenuto a forza. Interrogato su questo aspetto, Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, non ha risposto. Di certo, le compagnie aeree russe, per non sbagliare, non hanno venduto biglietti a uomini fra i 18 e i 65 anni. La Finlandia teme un nuovo boom di ingressi, dopo quello che ha caratterizzato le prime settimane di guerra. Nei due giorni prima dell’annuncio erano già uscite oltre 6.500 persone dirette verso Helsinki e ieri ai valichi c’erano code chilometriche. Ieri centinaia di persone sono scese in piazza in tutta la Russia. Già nel pomeriggio, la polizia ne aveva arrestate oltre 1.200. Scene da un Paese che si trova a fronteggiare una realtà critica fin dall’inizio, ma che la propaganda incessante del regime aveva nascosto. Il prossimo passo potrebbe essere la legge marziale.

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