martedì 16 gennaio 2018
L'intesa con Dacca è vista con scetticismo dalle organizzazioni per i diritti umani e dagli stessi rifugiati, che in molti casi hanno visto i loro villaggi rasi al suolo dall'esercito
Gruppi di Rohingya nel campo profughi di Balukhali, in Bangladesh (Reuters)

Gruppi di Rohingya nel campo profughi di Balukhali, in Bangladesh (Reuters)

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Un accordo per il rimpatrio dei rifugiati Rohingya entro due anni è stato finalizzato oggi dai governi del Myanmar e del Bangladesh, dopo un'intesa preventiva raggiunta tra i due Paesi lo scorso novembre. Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri di Dacca con un comunicato. L'accordo prevede la creazione di cinque campi di transito dal lato bengalese e due centri di accoglimento dalla parte birmana. I termini dell'intesa stabiliscono che il rimpatrio sia da completare "preferibilmente" entro due anni dall'inizio. Ma una data non è stata ancora comunicata.


Dallo scorso agosto, oltre 650mila musulmani Rohingya sono fuggiti dall’ex Birmania a causa di un'offensiva dell'esercito nello stato di Rakhine, che l'Onu ha definito "un esempio da manuale di pulizia etnica". L'accordo per il loro rimpatrio è visto con scetticismo dalle organizzazioni per i diritti umani e dagli stessi rifugiati, che in molti casi hanno visto i loro villaggi rasi al suolo.
L'intesa raggiunta si applica ai membri della minoranza islamica uggiti dal Myanmar nelle due principali ondate di violenza a partire dall'ottobre 2016, non ai rifugiati che vivevano in Bangladesh già in precedenza, stimati dalle Nazioni Unite in 200mila. Mohammad Sufiur Rahman, ambasciatore del Bangladesh in Myanmar, ha precisato: "Dovremmo iniziare il processo nei prossimi giorni", sebbene rispettare la scadenza per l'avvio fissata dalla Birmania alla prossima settimana "non sia possibile". L'accordo segue un'intesa tra i Paesi a novembre, che aveva aperto la strada ai rimpatri dal 23 gennaio, data che probabilmente slitterà a causa delle difficoltà legate all'operazione di confine.


Il Myanmar ha subito una forte pressione diplomatica perché garantisse il ritorno in sicurezza dei rifugiati, cacciati dal suo esercito. Tuttavia, molti rifugiati che vivono nei campi profughi in Bangladesh si dicono riluttanti a tornare nello Stato di Rakhine, dopo essere scappati da atrocità che includono omicidi, stupri e attacchi incendiari. Nonostante ciò, il Myanmar ha allestito un "campo temporaneo" nel distretto di Maungdaw, nello Stato di Rakhine. Il luogo potrà "ospitare circa 30mila persone nei suoi 625 edifici", prima che possano reinsediarsi in via permanente, hanno riferito i media. Finora soltanto una parte delle strutture è però stata completata.

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