mercoledì 19 febbraio 2020
Ad oggi sono oltre trecento i casi presentati in 34 Stati ma presto potrebbero aggiungersene molti alti. Beni in vendita per creare un fondo da destinare ai risarcimenti
La statua di uno scout davanti alla sede di Irving in Texas

La statua di uno scout davanti alla sede di Irving in Texas - Archivio Reuters

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I Boy Scout americani dichiarano fallimento. Il più vecchio e principale movimento scout degli Stati Uniti continuerà ad esistere, ma il colpo arriva in un momento in cui l’immagine e la popolarità dell’organizzazione erano già in forte calo, e dopo che vari gruppi religiosi hanno tagliato i ponti con il gruppo.

Sono state centinaia di denunce per abusi sessuali e di richieste di risarcimenti ad aver costretto la storica associazione, che ha appena compiuto 110 anni, a ricorrere alla misura estrema della dichiarazione di fallimento.

Lo scandalo delle molestie sessuali è scoppiato l’anno scorso, quando alcuni media americani hanno rivelato che tra il 1944 e il 2016 quasi ottomila guide, i volontari che conducono le attività educative per i ragazzini, avrebbero abusato di oltre 12mila minori. In risposta, alcuni Stati Usa hanno aperto nuove finestre legali che hanno consentito anche alle vittime di vecchia data, i cui casi erano caduti in prescrizione, di fare causa.

Finora sono oltre trecento i casi presentati in 34 Stati ma diversi avvocati in tutto il Paese stanno cercando di identificare altre vittime. Con la richiesta di fallimento gli Scout hanno innescato un meccanismo che mette un freno alla cause, che non potranno procedere prima che un tribunale fallimentare non si pronunci in materia. Le nuove richieste di abuso dovranno inoltre essere gestite in quella sede anziché nei tribunali statali.

Ma l’organizzazione potrebbe comunque essere costretta a vendere alcune delle sue innumerevoli proprietà, tra cui campeggi e percorsi di trekking, per raccogliere denaro da destinare ad un fondo di risarcimento che potrebbe superare il miliardo di dollari. A detta degli Scout il fondo dovrebbe essere creato durante il "processo di bancarotta". «Bsa (Boy Scouts of America) – ha detto il numero uno dell’associazione Roger Mosby – si preoccupa profondamente per tutte le vittime di abusi e si scusa con tutti quelli a cui è stato fatto del male quando erano negli Scout. Siamo indignati per le volte in cui individui hanno approfittato dei nostri programmi per abusare di bambini innocenti».

Il fallimento copre solo l’organo nazionale, non i 261 consigli locali che possiedono beni in diversi Stati. Ma quest’ultimo capitolo nella vicenda degli abusi rappresenta comunque un duro colpo per un’associazione che per oltre un secolo è stata uno dei pilastri della vita civile degli americani.

Già alle prese con il calo del numero dei suoi iscritti, ora circa due milioni rispetto al picco di quattro milioni raggiunto negli anni Settanta, Bsa ha cercato di risalire aprendo anche alle ragazzine (che pure sono accolte in un’organizzazione parallela, la Girls Scouts).

Inoltre l’organizzazione, fondata nel 1910 con lo scopo di «insegnare ai ragazzi patriottismo, coraggio, autosufficienza e valori di solidarietà», ha preso negli ultimi anni alcune decisioni che hanno fatto discutere. Nel 2013, ad esempio, il movimento ha deciso di ammettere per la prima volta ragazzi apertamente gay. Due anni dopo ha permesso che le guide giovanili potessero dichiarare la loro omosessualità ai ragazzi che educano. E nel gennaio 2017 ha aperto le sue porte ai ragazzi transgender, accettando iscritti sulla base del sesso indicato al momento dell’iscrizione e non di quello biologico.

Una serie di mosse che hanno spinto vari gruppi religiosi, che ufficialmente non sono collegati al movimento, a togliere il loro sostegno all’organizazione. Ultimi in ordine di tempo i mormoni. La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ha infatti ritirato oltre 400mila scout dall’associazione in favore di un programma di sua creazione.

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