lunedì 31 ottobre 2016
Dopo oltre due anni di occupazione jihadista nella principale città cristiana dell'Iraq tornano a risuonare gli inni sacri in aramaico
Una veduta di Qaraqosh prima delle distruzioni perpetrate dal Daesh

Una veduta di Qaraqosh prima delle distruzioni perpetrate dal Daesh

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Domenica si è tornati a celebrare Messa nella principale città cristiana dell'Iraq. A Qaraqosh, nella Piana di Ninive, una delle prime cittadine riconquistate dall'esercito iracheno nell'avanzata verso la roccaforte Daesh di Mosul. A diffondere la notizia è l'agenzia AsiaNews, che pubblica il reportage dell'inviato del giornale libanese L'Orient-Le jour.

Sui muri della chiesa è ancora visibile, sotto la fuliggine, la scritta in arabo “Stato islamico”. Le panche sono state rovesciate e parti del tetto sono crollate, ma la cattedrale dell’Immacolata Concezione è nel complesso agibile. E domenica sono tornati a risuonarvi, dopo oltre due anni di occupazione dei jihadisti del Daesh, gli inni sacri in aramaico.

Monsignor Petros Mouché, arcivescovo siro-cattolico di Mosul, di Kirkuk e di tutto il Kurdistan, è tornato ieri a Qaraqosh, accompagnato da quattro sacerdoti, per celebrare la prima Messa dalla caduta della città e dalla fuga dei suoi abitanti. Proprio qui è nato, 73 anni fa.

Una Messa senza fedeli. O meglio, alla quale partecipava solo un manipolo di giornalisti e alcuni soldati cristiani dell'esercito iracheno. “Questa chiesa è un simbolo per noi" afferma l'arcivescovo. "Ve lo dico in modo chiaro - aggiunge - se non l’avessimo ritrovata come è ora, se fosse stata davvero distrutta, la gente di Qaraqosh non avrebbe voluto rientrare”.

“Ci siamo riuniti qui oggi per pulire questa città da tutte le tracce del Daesh, dell’odio di cui tutti noi siamo stati vittime” dice monsignor Mouché all'omelia. “Non esistono grandi uomini e piccoli uomini, non vi sono re e schiavi. Questa mentalità deve scomparire” prosegue.

Brulicante di soldati ma svuotata dei suoi abitanti, la città liberata da circa una settimana porta le cicatrici di diversi giorni di feroci combattimenti. Auto carbonizzate e cumuli di macerie, facciate di case crivellate da colpi di proiettile e annerite dalle fiamme. Di tanto in tanto risuonano ancora alcuni spari e il rombo degli aerei della coalizione non è mai lontano.

È ancora troppo pericoloso pensare di poter tornare. La strada che conduce a Qaraqosh è oggi assolutamente vietata per i civili, malgrado le proteste di alcuni abitanti che speravano già di poter fare rientro a casa. Ma la chiesa è stata riaperta, la Messa celebrata. Si può ricominciare a sperare.

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