giovedì 14 marzo 2013
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​Sono ancora nelle mani dei loro sequestratori padre Michel Kayyal, armeno cattolico, e padre Maher Mahfouz, greco ortodosso, rapiti il 9 febbraio da un gruppo di ribelli fra Aleppo e Damasco. Dal fenomeno crescente dei rapimenti non sono risparmiati i cittadini siriani sunniti, ma la comunità cristiana (pari a circa il 7% della popolazione) è nel mirino di brigate di ribelli jihadisti determinate a “bonificare” intere aree del Paese tradizionalmente miste. Fra i centri urbani simbolo dell’epurazione in corso vi è la città di Homs (Siria centro-occidentale), in passato abitata da una comunità di oltre 80mila cristiani: l’avanzata dell’Esercito siriano libero e gli scontri con le forze lealiste hanno provocato la fuga di tutti i cristiani dalla città vecchia. Molti hanno cercato rifugio ad Aleppo e a Damasco, ma si tratta di ricollocazioni provvisorie. Politicamente divisi (nonostante il tentativo di dare vita a una coalizione denominata Siriani cristiani per la democrazia) e geograficamente sparsi sul territorio, i cristiani temono rappresaglie sempre più intense via via che i ribelli sono affiancati da volontari integralisti. È alto l’allarme per i 150mila cristiani assediati negli oltre 40 villaggi di Wadi an-Nasara, la cosiddetta Valle dei cristiani (Siria occidentale). Lì miliziani islamisti e forze regolari continuano a contendersi un’area di alto valore strategico terrorizzando la popolazione. Nella futura Siria liberata, la maggioranza sunnita (75%) potrebbe far pagare caro a tutte le minoranze l’appoggio dato alla dittatura alauita laica in cambio del pluralismo religioso.
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