giovedì 24 marzo 2016
Belgio, nelle moschee si prega contro il terrore
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Immediatamente, a poche ore dal sangue all’aeroporto e nel metrò di Bruxelles, la comunità islamica aveva condannato, si era dissociata e aveva pianto le vittime. Come avvenne a Parigi, nel novembre scorso, con le parole accorate del grande imam e la folla nelle strade e nei boulevard. Oggi venerdì 25 marzo Bruxelles vuole fare la stessa cosa. In tutte le moschee del Belgio viene celebrata una Giornata nazionale contro il terrorismo. A promuoverla è il Consiglio dei teologi che invita anche tutti gli imam del Belgio a condannare “fermamente” gli attentati terroristici e a consacrare il sermone del venerdì "al rifiuto di ogni forma di radicalismo, fanatismo e terrorismo”. In un primo momento l'Esecutivo dei musulmani di Belgio aveva annunciato l'intenzione di far leggere in tutte le moschee una dichiarazione comune. Ma la proposta è stata respinta dal Consiglio dei teologi dello stesso Esecutivo. Così come è stata respinta la richiesta che gli imam oggi recitassero la sura "Al-Fatiha" per le vittime degli attentati. Il diniego è stato motivato con la constatazione che le vittime non sono tutte musulmane. Una posizione, questa, che manca di fermezza, a detta di alcuni membri della comunità musulmana belga. Salah Echallaoui, presidente dell’Exécutif des Musulmans de Belgique (Emb) ha spiegato all’agenzia “Sir” che "il terrorismo non ha religione, non ha nazionalità e colpisce in modo cieco, uccide senza pietà, agisce in modo arbitrario, in Belgio, in Francia, in Turchia, in Tunisia". Che continua riferendosi a chi ha ucciso a Bruxelles: "Sono persone che cercano di coprire i loro abomini attraverso pretesti ideologici. Non è la prima volta che accade nella storia. Questi giovani si radicalizzano prima ancora di rivolgersi ad una religione e la religione viene poi utilizzata per giustificare le loro azioni. Siamo di fronte a una strumentalizzazione. Hanno pronunciato “Allah Akbar” che vuol dire Dio è il più grande. Sono parole che il musulmano pronuncia prima di entrare nella preghiera, celebrando la grandezza di Dio". In Belgio sono circa 700mila gli islamici, su una popolazione di oltre 11 milioni di abitanti, e le moschee sono 300 su tutto il territorio: la gran parte delle moschee si trova nelle Fiandre, mentre nella capitale la comunità musulmana si aggira intorno a 250mila persone. Una comunità che ora si sente nell’occhio del ciclone per l’azione di una mezza dozzina di estremisti. Risposte sul fatto di perché avvengano queste radicalizzazione non sa darne però Salah Echallaoui: "Non ci sono ragioni - afferma al “Sir” -. Non ci sono giustificazioni. Si possono studiare le cause della radicalizzazione. I due ragazzi, che si sono fatti esplodere, provengono dall’ambiente della criminalità e sono conosciuti dalle autorità perché delinquenti. Sono spesso giovani che si sentono esclusi dalla società e si identificano in gruppi dove ritrovano una ragione di vita e un ruolo".
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