sabato 9 maggio 2015
L'allarme del vescovo caldeo Audo: «Fuggiranno dopo la chiusura delle scuole. Propaganda contro il governo: si vuole dividere il Paese».
LA VEGLIA La Cei lancia l'hashtag #free2pray. Tutte le adesioni
COMMENTA E CONDIVIDI
«Siamo ogni giorno sotto le bombe. Credo che tanti cristiani fuggiranno da Aleppo e cercheranno riparo nell’area costiera, ma lo faranno solo quando saranno chiuse le scuole e le università, dopo gli esami » afferma il vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo.  «È paradossale – racconta a Fides l’anziano gesuita – ma nel disastro in cui viviamo, anche quest’anno nei quartieri centrali di Aleppo le scuole e l’università sono rimaste aperte. E chi poteva non ha rinunciato ad andare a lezione e a fare gli esami, mostrando di credere ancora che lo studio è importante per il futuro. E tutto questo, mentre si vive in una città che non sembra avere futuro». Nelle ultime ore, secondo notizie rilanciate dalle agenzie internazionali, nella regione di Aleppo le milizie jihadiste avrebbero consolidato le loro posizioni, intimando la resa anche a duemila soldati dell’esercito governativo rimasti intrappolati nell’area dell’aeroporto militare. «In realtà – riferisce il vescovo Antoine Audo – da più di tre anni per uscire da Aleppo non usiamo gli aeroporti, che si trovano tutti in aree conte- se. L’impressione è che sia in atto una forte propaganda e guerra psicologica contro il governo, orchestrata anche a livello internazionale con l’uso pilotato dell’informazione. Parlano di un attacco prossimo su Aleppo, dicono che Aleppo è finita. Forse stanno preparando qualcosa».  Anche le notizie riguardanti i cristiani, secondo il vescovo Audo, vengono spesso utilizzate in chiave strumentale: «Fin dall’inizio, hanno fatto di tutto per presentare questo conflitto come uno scontro religioso tra cristiani e musulmani, o tra sciiti e sunniti. Certo, i cristiani sono il gruppo più inerme, non hanno armi, hanno paura ». Questo perché «c’è chi vuole dividere tutta l’area in piccole entità settarie, come hanno provato a fare anche in Iraq, per mettere gli uni contro gli altri e continuare a dominare tutto». Intanto il movimento sciita libanese ha bollato come «false e infondate» le notizie secondo cui oltre 40 miliziani del gruppo sarebbero stati uccisi nella battaglia nella regione di Qalamun, a ridosso del confine tra Libano e Siria, e conferma la morte di «soli tre combattenti». In un comunicato Hezbollah ha affermato che «alcuni media libanesi e arabi continuano a diffondere notizie false sul numero dei combattenti di Hezbollah uccisi negli ultimi giorni nella regione di Qalamun sostenendo che il bilancio è di 40 morti». Giovedì Hezbollah e le forze del regime siriano avrebbero preso il controllo di diverse aree nella regione di Qalamun dopo violenti combattimenti e raid aerei, come riferito in un comunicato dell’Osservatorio siriano per i diritti umani.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: