lunedì 13 ottobre 2014
Al Cairo la conferenza dei donatori: il Qatar ha promesso un miliardo, il resto da altri Paesi arabi, Ue e Usa.
ANALISI Ricostruire Gaza non serve se si mantiene l'embargo di Raul Caruso
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Una pioggia di denaro sta per investire la Striscia di Gaza, per ricostruirla dopo l'ultima sanguinosa guerra con Israele. E' di 5,4 miliardi di dollari la somma raccolta alla conferenza dei donatori svoltasi domenica al Cairo, alla presenza di 50 tra ministri degli Esteri e rappresentanti delle organizzazioni internazionali. L'ultima vampata di guerra, quest'estate, ha ucciso oltre 2.200 palestinesi e 73 israeliani, ha distrutto decine di migliaia di case e messo in ginocchio l'economia palestinese, nella Striscia di Gaza come in Cisgiordania. Il Qatar ha promesso, da solo, un miliardo di aiuti. Mezzo miliaro arriverà dall'Arabia Saudita. Altri 600 milioni (200 ciascuno) da Kuwait, Emirati arabi uniti e Turchia. Gli Stati dell'Unione europea hanno promesso 568 milioni di dollari. Il resto arriverà da Stati Uniti e singoli paesi donatori. La scorsa settimana, il governo palestinese aveva presentato un piano di ricostruzione per Gaza del valore di 4 miliardi di dollari. Il ruolo dell'Italia. Dalla capitale egiziana, ha avvertito il ministro Federica Mogherini, "occorre mandare anche un messaggio politico": "Si rischia una nuova guerra, anche nei prossimi mesi", ha ammonito, sottolineando che la comunità internazionale deve avere un ruolo di primo piano nel processo di pace, e non solo in quello degli aiuti finanziari. A quando si apprende, a livello internazionale il ruolo italiano è molto apprezzato - Mogherini ha copresieduto la Conferenza - e Roma è considerata una delle capitali dove più si comprende la situazione.Ma Gaza è ancora una polveriera. Tutti i big arrivati al Cairo, a cominciare dal segretario di Stato Usa, John Kerry, si sono detti d'accordo sul fatto che i negoziati tra israeliani e palestinesi debbano riprendere a partire dall'accordo per il cessate il fuoco del 26 agosto scorso. Quindi dalle pre-intese sull'apertura dei valichi, sulla circolazione di mezzi e persone e sulle opere infrastrutturali "La Striscia di Gaza ha conosciuto tre guerre, ha patito distruzioni immani e pagato un alto prezzo di sangue", ha ricordato il presidente palestinese Abu Mazen, che ha aggiunto: la violenza di Israele "non è più tollerabile". Un tema fatto proprio anche dal presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, che in mattinata ha chiesto a Israele "porre fine al conflitto con il popolo palestinese". Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha ricordato che Gaza è ancora una "polveriera", ricordando non solo le distruzioni patite dai palestinesi ma anche "l'indiscriminato lancio di razzi contro Israele". E il processo di pace, ha spiegato, deve includere anche una inchiesta internazionale sui possibili crimini contro l'umanità commessi dalle parti in conflitto. Il ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha sottolineato che l'assenza del suo Paese alla conferenza "non contribuisce alla serietà della discussione". Ma il premier, Benyamin Netanyahu - secondo Haaretz non è d'accordo e ha accettato la richiesta egiziana che Israele non fosse presente al Cairo. In questo quadro, non si esclude che l'Anp possa decidere di rinviare a gennaio la discussione sulla mozione al Consiglio di sicurezza Onu per la fine dell'occupazione: sia perché ora non ha i voti necessari per farla approvare, sia perché dal Cairo si sono aperti nuovi spiragli per una pace possibile.

 

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